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Odessa ora ha paura, 'la guerra sta arrrivando'

Dopo le bombe e la notte nei rifugi si prepara al peggio


ODESSA, 03 APR - A Odessa la sveglia la suona l'esplosione dei missili russi sui depositi di benzina a nord della zona portuale, ma quando il boato squarcia il mattino della città portuale sul Mar Nero la maggior parte della popolazione, avvertita dalle sirene della contraerea, è già nelle cantine e nei rifugi anti bomba. "Odessa ha avuto più tempo per prepararsi all'attacchi, ma abbiamo sempre saputo che quanto è accaduto a Kiev o Kharkiv, oggi potrebbe accadere a noi", spiega all'ANSA Vyacheslav Kulchytskyi dalla cantina del suo condominio nel quartiere Kieyvski, a sud della città. "Non è la prima volta che scendo di corsa qui sotto ma questa volta ho sentito il palazzo tremare, mi sono spaventato ho capito che la guerra sta arrivando davvero", prosegue Kulchytskyi, giornalista sportivo dai tempi dell'Urss. A fianco della sua poltrona un materasso e qualche cuscino per sistemare i bambini, ma bambini non ce ne sono più, "le prime notti le famiglie portavano i figli qui sotto ad ogni allarme ma poi li hanno mandati tutti in Europa. Qui sono rimasti solo uomini troppo vecchi per arruolarsi o donne volontarie nelle brigate cittadine". Fino a ieri Odessa era un porto sicuro per chi scappava da est, da Mykolaev, da Kherson o dall'inferno di Mariupol. I beni alimentari vengono distribuiti ai rifugiati ed ai soldati dai banconi dell'Odessa Food Market, una gastronomia di lusso trasformata in centro di smistamento degli aiuti. Sull'ex bancone del pesce due signore separano le buste di medicine che arrivano dalle donazioni, gli antibiotici sono i più richiesti, a fianco una secchio di gusci di ostrica si poggia ancora sul manifesto della serata "Odessa Jazz e Ostriche" del 21 febbraio, l'ultimo weekend prima dell'inizio della guerra. Dall'inizio delle ostilità Odessa la guerra l'ha vista principalmente solo in televisione e nei racconti dei rifugiati, la città è rimasta illesa grazie ai sistemi antiaerei ucraini che finora hanno intercettato la maggior parte degli attacchi missilistici provenienti dalle navi da guerra russe della flotta del Mar Nero. "Abbiamo sempre saputo di non essere al sicuro neanche qui" spiega Inga Kordynovkska, 29 anni avvocato e coordinatrice del centro di smistamento degli aiuti, "qui arrivano profughi da tutta l'Ucraina ma per molti è solo un punto di passaggio, l'unica vera sicurezza è andare all'estero", dalla stazione di Odessa parte in fatti un treno diretto in Moldavia, mentre i furgoncini fanno la spola sulla strada costiera che taglia la Bessarabia per fino al porto fluviale di Orlivka dove attraversando il Danubio ci si mette in salvo entrando in Romania. "Come donna sarei potuta partire, ma come avvocato ho scelto di non farlo e questa mattina, quando ho visto le immagini della strage di Bucha ho capito che è stata la scelta giusta", continua Kordynovkska, "non so come qualcuno in Europa pensi che si possa trattare con chi ha compiuto un abominio simile. Non sono interessata alle trattative di pace, non ci credo più. Questa guerra può finire solo se il colpevole di queste azioni va alla sbarra o sottoterra".

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