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Parte il confronto sul lavoro

GOVERNO/I SINDACATI OGGI DAL PREMIER DRAGHI, PRIORITÀ“ASSOLUTA”È L’OCCUPAZIONE PER I GIOVANI



di Barbara Marchegiani

ROMA.Riparte il confronto dei sindacati con il governo. Un confronto che si prefigura ampio e serrato, con alle porte la nuova manovra . Alla vigilia dell’incontro di Cgil, Cisl e Uil con il premier Mario Draghi convocato sul tema della salute e sicurezza sul lavoro, gli occhi dei sindacati sono puntati anche sugli altri temi aperti, tra cui gli investimenti del Pnrr e la fine del blocco dei licenziamenti, e sulle riforme in arrivo: riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, del fisco e delle pensioni. Ma quello di oggi a Palazzo Chigi è anche il primo incontro dopo il Patto per il lavoro e la crescita lanciato giovedì all’assemblea di Confindustria. E tra i punti “la priorità assoluta è il lavoro per i giovani”, dice il segretario del Pd, Enrico Letta, per i quali andrebbe previsto “un salario di ingresso e una possibilità di primo lavoro che li stabilizzi” contro stage e precarietà. Resta aperta, intanto, la discussione sul salario minimo, sostenuta dall’asse Pd- M5s-Leu, su cui sindacati e Confindustria mantengono la barra dritta sulla via della contrattazione. Mentre la Cgil rilancia su una legge sulla rappresentanza. Sul tavolo ci sono tante questioni e riforme, che troveranno spazio anche nella prossima legge di Bilancio e che per questo - è il pressing dei sindacati - vanno affrontate in tempi stretti: in modo che vi sia la possibilità di un confronto “vero”, di una discussione capitolo per capitolo e non una “semplice” informazione da parte del governo su decisioni già prese, come dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conclusione della tre giorni a Bologna “Futura 2021. Partecipazione. Inclusione. Rappresentanza”. D’accordo con lui i leader di Cisl e Uil: Luigi Sbarra chiede un “confronto strutturale” e Pierpaolo Bombardieri rimarca di essere “pronti e subito” a sedersi al tavolo. “Mi aspetto che domani sera il presidente del Consiglio indichi un calendario preciso” di prossimi incontri, afferma Landini, augurandosi anche di ottenere risposte: in assenza, si dice pronto alla mobilitazione. In tema di fisco, sulla delega ci sono voci di accelerazione, come del resto era accaduto le scorse settimane, anche se appare improbabile l’arrivo a pochi giorni dalle elezioni amministrative e dalla ripresa del confronto con il sindacato. Di certo martedì 27 settembre arriva in Consi- glio dei ministri la Nota di aggiornamento al Def (Nadef) che delinea il quadro della finanza pubblica e certificherà una previsione di crescita per quest’anno intorno al 6%. Resta aperto il capitolo lavoro: oltre la salute e la sicurezza e la prevenzione degli incidenti, su cui Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi per fermare una strage che continua ad essere quotidiana, c’è il fronte salari. I sindacati ma anche Confindustria rimarcano la linea secondo cui il salario minimo va definito nei contratti e non per legge: “Abbiamo la stessa posizione, siamo per rafforzare la contrattazione perché garantisce tutti, e l’esempio ci viene da Ita”, afferma il presidente degli industriali, Carlo Bonomi. Che torna sul Patto, giudicando “positiva la risposta” data dai sindacati, e anche sui partiti, chiedendo che “il gioco delle bandierine non metta a rischio le riforme” che il Paese aspetta da anni. Ed esclude che Confindustria “si candidi a fare un partito”. Sul salario minimo vanno definiti il ruolo dei Ccnl e la soglia minima, che potrebbe viaggiare sui 9 euro l’ora: Sbarra ripete che “un salario orario per legge darebbe la stura a moltissime aziende di uscire dai contrattti nazionali”. “La direttiva europea ha l’obiettivo di estendere la contrattazione. Per noi il salario minimo è quello dei minimi contrattuali”, dice Bombardieri. Direttiva europea che richiama il commissario europeo al Lavoro, Nicolas Schmit: “L’Ue chiede agli Stati membri di aumentare i salari”. Landini però rilancia su una legge sulla rappresentanza, contro i contratti pirata e per l’efficacia erga omnes dei contratti nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi: dentro questo schema, i minimi salariali definiti nei Ccnl varrebbero di conseguenza per tutti. La legge sulla rappresentanza non trova però la sponda di Cisl e Uil, per i quali la via maestra resta quella degli accordi e dell’autonomia delle parti. Per aumentare i salari, però, si può agire - secondo i sindacati - anche sulla leva fiscale, riducendo le tasse sui dipendenti e sui pensionati, aumentando il netto in busta paga e combattendo l’evasione.

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