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Parte la Volata Recovery Plan

GOVERNO/VOTO ALLE CAMERE PRIMA DELL’INVIO A BRUXELLES, PROCEDURE “SEMPLICI E SNELLE”



di Silvia Gasparetto

ROMA. Procedure più semplici. Governance “snella” ma con chiare attribuzioni delle responsabilità, a tutti i livelli. E progetti concentrati il più possibile sugli interventi “più innovativi e di maggiore impatto”. Sono le linee su cui è concentrato il governo per chiudere, nelle prossime quattro settimane, il Recovery Plan che, nella sua versione definitiva, passerà di nuovo dalle Camere prima di essere inviato a Bruxelles. A rassicurare il Parlamento, che continua a reclamare coinvolgimento pieno in tutte le fasi di preparazione e attuazione del Piano italiano di Ripresa e Resilienza è il ministro dell’Economia, Daniele Franco, che garantisce “pieno utilizzo” delle indicazioni contenute nelle relazioni preparate dalle commissioni di merito nella “fase finale di definizione del piano, di qui alla fine del mese”. I parlamentari che finora si sono potuti esercitare solo sul progetto del vecchio governo, temono di non avere più voce in capitolo ma, dopo qualche discussione sulla formula da adottare, alla fine la spuntano nuove “comunicazioni alle Camere prima della trasmissione” del Pnrr, che da regolamento prevedono un nuovo voto, in Aula ma non, quindi, un ulteriore passaggio nelle commissioni. Il Piano guarda “al 2026, al 2030 e possibilmente anche ai decenni successivi”, dice Franco in Aula alla Camera, e bisogna quindi proseguire con “uno sforzo corale” e “un dialogo aperto e costruttivo”. In queste settimane “tutti i ministeri” sono al lavoro, con il “coordinamento del Mef”, per rivedere i progetti, valutare i finanziamenti, scrivere dettagli e cronoprogramma che superino il vaglio della Commissione europea. Ma anche quelli che saranno scartati perché “non soddisfano alcuni criteri più stringenti” non saranno “necessariamente accantonati”: l’esecutivo sta infatti valutando di “istituire una linea di finanziamento ad hoc, complementare al Pnrr” per non lasciare nel cassetto progetti “pur meritevoli” ma esclusi per i paletti europei (spese correnti, ad esempio, non sono ammesse, così come gli in- terventi che non si concludono entro l’orizzonte del piano, il 2026). Ma, per il titolare di via XX settembre, saranno “le procedure la sfida più importante”. Per questo accanto al Piano si sta preparando un primo pacchetto “di norme di semplificazione” per “facilitare una efficace e tempestiva attuazione del Pnrr”, cui stanno lavorando non solo il ministro della P.a. Renato Brunetta, ma anche Transizione digitale e ecologica (ad esempio sui tempi delle autorizzazioni ambientali) e il ministero delle Infrastrutture. In tutti i ministeri, ma anche negli altri livelli delle amministrazioni che saranno in prima linea, ci saranno poi “presidi settoriali” e “strutture di valutazione, sorveglianza e attuazione del piano”, spiega Franco illustrando lo schema della governance che, per garantire “trasparenza” e informazioni tempestive “al Parlamento e all’opinione pubblica”, prevede anche “una piattaforma digitale pubblica centralizzata” che seguirà passo passo tutti i progetti rendendo via via disponibili i dati e i progressi nella ‘messa a terra’ dei 191,5 miliardi del Recovery. Al centro del Piano ci saranno le tre priorità “trasversali”, giovani, donne e Sud che nel lavoro di restyling si sta cercando di mettere maggiormente in evidenza. Per il Mezzogiorno, ad esempio, “le risorse supereranno significativamente la quota del 34%” mentre i giovani devono essere “al centro del nostro sforzo di ripresa”. In questa chiave “cruciali” saranno anche gli investimenti in “scuola, università, capitale umano”, che avranno il compito, tra l’altro, di “affrontare le cicatrici che la pandemia ha determinato” sugli studenti visti i danni “nell’arco di due anni scolastici”.

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