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Partiti divisi da Irpef e Irap

GOVERNO/FRANCO AVVIA IL TAVOLO.GIORGETTI: PIÙ RISORSE CONTRO IL CARO BOLLETTE


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di Paolo Cappelleri

ROMA. La partita sul taglio delle tasse entra nel vivo. Si apre venerdì il tavolo tecnico avviato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, per trovare una sintesi con i partiti della maggioranza sulla destinazione degli 8 miliardi di euro previsti in manovra per alleggerire il peso fiscale: il Pd punta a concentrarli sul cuneo fiscale, idea condivisa dai sindacati, mentre il M5s cerca un sistema per fare anche sponda alle richieste delle imprese, FI a superare l’Irap, la Lega spinge su partite Iva e autonomi, a costo di tagliare il Reddito di cittadinanza, e Iv guarda oltre, a una riforma complessiva del fisco. Usa forse un eufemismo il segretario del Pd, Enrico Letta, quando definisce l’iter “complesso”. Lo dimostrano anche le tensioni sulla scelta dei relatori alla legge di bilancio (potrebbero essere due, per questioni di equilibrio) nella commissione del Senato presieduta dal 5s Daniele Pesco. Le spinte sono forti e contrastanti, ma in due settimane, massimo tre, servirà una quadra, che finirà poi in un emendamento del governo alla manovra. Circolano vari scenari alla vigilia della prima riunione del tavolo, a cui parteciperanno Laura Castelli (M5S) e Maria Cecilia Guerra (Leu), rispettivamente viceministro e sottosegretaria al Mef, Alberto Bagnai (Lega), Antonio Misiani (Pd), il sottosegretario al Mise Gilberto Pichetto (FI), e Luigi Marattin (Iv), presidente della commissione Finanze della Camera, il primo a proporre di affrontare il tema con questo sistema. Si parla anche di un orientamento, più concreto qualche settimana fa, a destinare 6 miliardi al taglio del cuneo e il resto ad alleggerire la pressione delle imprese. Difficilmente basterebbe al Pd, che indica come priorità i lavoratori, per fronteggiare l’inflazione, e poi le piccole imprese, “se resta un po’ di spazio”. L’Irpef potrebbe essere modificata rivedendo l’aliquota media e smussando in particolare lo scalino del terzo scaglione, oppure con un intervento per i dipendenti, estendendo il bonus Renzi da 80 euro, poi aumentato a 100 con il governo Conte 2. Su questo versante sono abbastanza allineati dem e Cinquestelle. Il M5s strizza però l’occhio anche agli autonomi, con una ipotesi di ‘easy tax’, uno scivolo soft di due anni per chi esce dal regime forfettario superando i 65mila euro di reddito, con costi stimati in 800 milioni. La proposta è inclusa in un emendamento al decreto fiscale, provvedimento che sarà varato sempre dal Senato prima della manovra e per il quale non sono previste risorse supplementari. Potrebbe però essere la base per una mediazione con la Lega che, in un altro emendamento al dl fisco, rilancia la flat tax fino ai 100mila euro. È difficile che arrivi un taglio consistente sull’Irap, ma non si può escludere il tentativo di mandare un segnale alle imprese trasformando l’imposta regionale in un’addizionale Ires. Guarda anche a loro, non solo alle famiglie, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, esortando a “pensare di dirottare una parte delle risorse della manovra alla riduzione delle bollette energetiche” e chiedendo una “riflessione seria” sull’aumento dei prezzi. Un altro fronte si profila sul dl fisco: pagamenti digitali contro contante. Fra gli emendamenti che dovrebbero sopravvivere alla prima selezione uno del M5s rilancia il cashback. In altra direzione va uno di FdI che punta a far slittare di un anno, al primo gennaio 2023, il divieto di utilizzare il contante per spese sopra i mille euro.

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