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Pd in pressing sul Mes

GOVERNO/SUL PATTO SERVE UNA SVOLTA. NUOVA APERTURA A M5S SU ALLEANZE



di Cristina Ferrulli

ROMA. L’allarme “è rosso” a causa di un’emergenza sanitaria che torna a dominare la politica come la vita dei cittadini. Nicola Zingaretti non minimizza la fase e neanche lo “stress psicologico” della situazione ma durante la direzione mette il Pd al centro dell’azione del governo perchè “occorre una stretta”. Dopo accelerate e frenate, il Pd torna a schierarsi sul fronte del sì convinto all’attivazione del Mes così come il segretario incalza sul patto di legislatura che per alcuni dem, di minoranza ma non solo, deve tradursi in un rimpasto per rafforzare l’esecutivo. Dopo lo scontro, e il chiarimento, con il premier Giuseppe Conte sul Mes, il segretario dem torna a invitare ad un confronto sul merito mettendo da parte “bandierine 5s”. “Anche se - osserva Zingaretti - fosse solo risparmio sugli interessi si avrebbero circa 300 milioni l’anno, tre miliardi in dieci anni. Una cifra significativa. Ecco perché noi, a partire dal ministro Gualtieri, riteniamo utile accedere a questa linea di credito”. Rientrate, dunque, le perplessità del ministro dell’Economia, ieri collegato in streaming alla direzione, ora si tratta di convincere il M5S. E questo, è la linea del Pd, va fatto alla luce di un piano per la Sanità, che da tempo i dem chiedono. “Occorre una discussione franca e con chiarezza. Il governo presenti al più presto” il piano , chiede Zingaretti sostenuto sul Mes anche dai governatori dem, a partire da Stefano Bonaccini. Il piano sulla Sanità è uno dei temi del patto di legislatura che il Pd ha chiesto al premier e che dovrebbe concretizzarsi dopo gli Stati generali M5S. “La maggioranza si gioca il suo futuro sul terreno della credibilità”, osserva il segretario Pd parlando di ottimi rapporti sia con Di Maio sia con Renzi. Ma se Zingaretti resta sui temi, c’è chi tra i dem chiede un rafforzamento della squadra di governo. Lo fa Matteo Orfini della minoranza che parla di “inadeguatezze in alcuni ministeri chiave”. Ma anche Goffredo Bettini e l’area di Andrea Orlando chiedono un salto di qualità che rafforzi l’esecutivo. Zingaretti, che ha già escluso una sua presenza al governo, evita temi che possano indebolirlo. Ma alla luce del fatto che, osserva, “il voto di settembre ha portato una svolta sostanziale del quadro politico”, il Pd ora intende far sentire di più la sua voce al tavolo di maggioranza. C’è poi la sfida delle prossime amministrative con il voto in città chiave come Roma, Milano, Napoli, Torino. “C’è una maggiore disponibilità del M5S, che andrà verificata territorio per territorio ma che ci rende più competitivi”, è la speranza del leader dem consapevole però che gli accordi sui nomi sono ancora tutti da trovare. Nessun passaggio specifico su Roma e sulla candidatura di Carlo Calenda ma l’avviso di tentare ovunque l’alleanza di centrosinistra escludendo “in alcun modo baratti nazionali, geometrie di vertice, candidati decisi in modo verticistico dall’alto”. Tradotto: Calenda, se non vuole correre da solo, deve sedersi al tavolo del centrosinistra e fare le primarie.

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