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Pena commutata a Stone

TRUMP EVITA IL CARCERE AL SUO AMICO CONDANNATO PER IL RUSSIAGATE


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WASHINGTON. Nuova bufera su Donald Trump per la decisione di commutare la pena del suo vecchio amico e consigliere Roger Stone, condannato in febbraio a 3 anni e 4 mesi per aver mentito al Congresso, ostacolato la giustizia e corrotto testimoni nel Russiagate. Il provvedimento, a differenza della grazia, non estingue i reati ma gli evita il carcere. L’ennesima mossa controversa del presidente nel campo della giustizia è aggravata dal sospetto di aver usato i suoi poteri di clemenza nei confronti di un sodale che con le sue bugie lo ha protetto nelle indagini sulle collusioni tra la sua campagna e la Russia: fu Stone a contattare WikiLeaks, l’organizzazione che diffuse le mail di Hillary Clinton e del partito democratico hackerate da Mosca. Lo stesso Stone aveva lanciato un ambiguo appello a Trump, quattro giorni prima di dover entrare in carcere: “Sono rimasto fedele, non ho ceduto alle pressioni degli investigatori, sarebbe stato facile mettersi contro il presidente per evitare il processo”, ha detto il 67enne ex consulente di Richard Nixon e Ronald Reagan che si autodefinì “uno sporco imbroglione”. I dem sono indignati. “Trump ha nuovamente abusato del suo potere sperando ancora di evitare il controllo mentre devasta le norme e i valori che rendono il nostro Paese un faro luminoso per il resto del mondo”, ha attaccato il candidato dem alla Casa Bianca Joe Biden. “Con questa commutazione Trump chiarisce che ci sono due sistemi di giustizia in America: uno per i suoi amici criminali e un altro per tutti gli altri”, gli ha fatto eco il presidente della commissione Intelligence della Camera, Adam Schiff. “Dimostra che è il presidente più corrotto della storia”, ha rincarato la senatrice Elizabeth Warren. Ma per la Casa Bianca “Roger Stone è una vittima della bufala russa che la sinistra e i suoi alleati nei media hanno perpetuato per anni nel tentativo di minare la presidenza Trump”. La presidenza accusa il pool del procuratore speciale Robert Mueller di averlo “accusato per la sua condotta durante l’indagine” solo per la frustrazione di non esse- re riuscito a provare la “fantasia” che la campagna di Trump era collusa con il Cremlino. E denuncia “lo spettacolo vergognoso del suo arresto”, avvenuto all’alba in stile militare sotto le telecamere della Cnn. Inoltre mette in dubbio l’imparzialità della giuria del processo. “Stone ha già sofferto grandemente. E’ stato trattato molto ingiustamente, come molti altri in questo caso, ora è un uomo libero”, ha spiegato la Casa Bianca. Gli altri cui si allude sono l’ex capo della campagna elettorale Paul Manafort, condannato a 7,6 anni per reati fiscali e finanziari, e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, che l’attorney general William Barr sta cercando di salvare chiedendo l’archiviazione delle accuse di aver mentito all’Fbi sui suoi rapporti con i russi. Barr era intervenuto anche per ridimensionare la pena proposta per Stone, causando le dimissioni dei procuratori preposti al caso. Trump non è il primo presidente a concedere grazie o commutazioni per amici e sostenitori ma gran parte dei suoi predecessori hanno atteso gli ultimi giorni della loro presidenza per non farsi travolgere dalle polemiche. Per il tycoon però si trattava forse di salvare, insieme ad un vecchio amico e collaboratore di lunga data che lo ha incoraggiato a candidarsi, anche se stesso.

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