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Per le Borse è profondo rosso

IL PETROLIO AI MINIMI STORICI AFFOSSA WALL STREET E TUTTE LE PIAZZE EUROPEE


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NEW YORK. Il petrolio cala e per le borse è una nuova seduta di passione. Dall’Asia agli Stati Uniti passando per l’Europa, le piazze finanziarie sono tutte in rosso appesantite da quotazioni del greggio che affondano con il Wti per consegna a giugno che arriva a perdere il 50% e il Brent che cede il 22,8%. La pressione sui prezzi è talmente alta da spingere l’Arabia Saudita ad aprire a nuove azioni insieme ai paesi dell’Opec+ e Donald Trump a ordinare alla sua amministrazione di mettere a punto un piano di salvataggio per le aziende petrolifere e del gas. L’ondata ribassista sui prezzi del greggio preoccupa anche le autorità monetarie che temono spinte deflazioniste con il rischio di ripercussioni sull’economia reale. Di fronte al tracollo del petrolio le borse crollano. Nel Vecchio Continente Francoforte è maglia nera con una perdita del 3,99%, mentre Parigi è calata del 3,77%. Piazza Affari chiude in forte calo arretrando del 3,59% complice uno spread volato quasi fino a 270 punti per poi chiudere a 263. Fra i singoli titoli male Ferragamo (-5,8%), Leonardo ha perso il 5,7% ed Eni il 5,6% a 7,96 euro. Pesanti Exor e Saipem, mentre tra le banche a maggiore capitalizzazione Mediolanum ha segnato un calo del 4,7%, Intesa del 4,5% e Unicredit del 4,4%. In forte calo Wall Street. Appesantiti da trimestreali non convincenti i listini chiudono in profondo rosso, ai minimi delle ultime tre settimane, nonostante l’accordo in Congresso per nuovi fondi alle piccole e medie imprese. Il Dow Jones perde il 2,67%. Il Nasdaq cede il 3,48% mentre lo S&P 500 il 3,07%. Ibm perde il 3,03% dopo aver annunciato ricavi in calo del 3,4% nel primo trimestre e ritirato le previsioni per il 2020 a causa dell’incertezza innescata dal coronavirus. Coca-Cola arretra del 2,47% appesantita dal calo del 25% dei volumi di vendita globali in aprile. In calo il settore energetico, con Chevron che cede il 2,31%. Le tensioni nel comparto hanno spinto Trump a paventare un salvataggio del settore. Un salvataggio ritenuto necessario visto l’andamento delle quotazioni, scese per la prima volta fino a sotto zero per il contratto con consegna a maggio, che penalizza soprattutto le aziende dello shale, non in grado di operare ed essere redditizie con i prezzi ai livelli attuali. “Non abbandoneremo mai la grande industria del petrolio e del gas americana. Ho dato istruzioni al Dipartimento dell’Energia e al Dipartimento del Tesoro di formulare un piano che renda disponibili fondi per queste aziende e assicuri i posti di lavoro”, twitta il presidente americano che da mesi rivendica come un suo successo il raggiungimento dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti.

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