Pompeo e Nunes coinvolti
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
IMPEACHMENT/LA POSIZIONE DI TRUMP SI COMPLICA, SI STRINGE IL CERCHIO

WASHINGTON. Brutte notizie per Donald Trump sul fronte dell’indagine di impeachment. Gli ultimi sviluppi confermano il coinvolgimento del segretario di stato Mike Pompeo nell’Ucrainagate e rivelano per la prima volta quello di un parlamentare, Devin Nunes, il più alto esponente repubblicano nella commissione intelligence della Camera e uno dei più stretti alleati del presidente. Non solo. Il rapporto dell’ispettore generale del dipartimento di stato sul Russiagate, secondo le anticipazioni della stampa, sembra deludere le speranze del presidente perché, pur criticando errori e superficialità dell’Fbi, esclude pregiudizi politici da parte dei vertici e conferma la validità delle sue basi legali e fattuali. Ultimo, ma non meno importante, la mina vagante di John Bolton, silurato in settembre da Trump per contrasti su vari dossier, tra cui le pressioni su Kiev per far indagare i Biden, al centro dell’indagine di impeachment: il consigliere per la sicurezza nazionale ha cominciato a lanciare ‘cinquettii’ sibillini dopo aver accusato la Casa Bianca - che nega - di avergli bloccato l’account Twitter. “Per paura di ciò che potrei dire?”, ha chiesto in tono apparentemente minaccioso. “Felice di essere tornato su Twitter dopo più di due mesi. Per i retroscena, restate sintonizzati... C’e’ dell’altro”, ha proseguito Bolton, la cui testimonianza - se autorizzata da un giudice - potrebbe fornire forse la ‘smoking gun’ dell’impeachment mettendo in imbarazzo i repubblicani. “Torniamo a discutere le questioni cruciali di sicurezza nazionale con cui si con- fronta l’America. Le minacce sono gravi e crescenti. La presidenza e il controllo della Camera e del Senato saranno decise in meno di un anno. E’ tempo di far sentire la propria voce”, ha ammonito, lanciando poi il suo pac (comitato elettorale) per sostenere candidati impegnati a difendere gli Usa. Segnali poco incoraggianti per Trump. La notizia più preoccupante e’ quella su Pompeo, che finora aveva preso le distanza dall’Ucrainagate. Il dipartimento di stato è stato costretto a rendere pubblici circa 100 pagine di documenti che rivelano ripetuti contatti tra il segretario di stato e Rudy Giuliani, l’avvocato personale di Trump che coordinava le pressioni su Kiev. Gli atti, ottenuti da una ong grazie al Freedom of information act, dimostrano che Pompeo e Giuliani parlarono due volte in marzo, prima e dopo che l’avvocato consegnasse il materiale raccolto contro i Biden e un mese prima che l’ambasciatrice Usa a Kiev Marie Yovanovitch fosse richiamata da Trump. Una delle due telefonata fu agevolata dalla Casa Bianca. Incalzato dagli ultimi sviluppi e rimproverato dal presidente di non aver fatto abbastanza per bloccare le deposizioni dei diplomatici, Pompeo sta pensando di candidarsi in Senato. Trump non sembra volerlo trattenere: “Mike vincerà facile in Kansas”. A complicare il quadro l’imprenditore Lev Parnas, che aiutò Giuliani nelle sue opache manovre in Ucraina prima di essere incriminato per violazione della legge elettorale: secondo il suo avvocato, Parnas intende testimoniare alla Camera che il deputato Nunes si incontrò lo scorso dicembre a Vienna con l’ex procuratore generale ucraino Victor Shokin per discutere come gettare fango sull’ex presidente Joe Biden. Intanto la stampa ha anticipato il rapporto dell’ispettore generale del ministero della giustizia sul Russiagate. Sono stati individuati vari errori e omissioni da parte di funzionari di basso livello, come un avvocato che alterato una email usata dagli investigatori per chiedere a un tribunale l’autorizzazione ad intercettare la campagna di Trump.Ma non tali da inficiare la validità dell’inchiesta. Nessuna animosità inoltre da parte dei dirigenti, come l’ex direttore James Comey e il suo vice Andrew McCa-be, ripetutamente attaccati dal tycoon.
















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