Prescrizione primo nodo
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
GOVERNO/CONTE SI PREPARA PER LO SLALOM DI GENNAIO, GIUSTIZIA IN POLE

di Michele Esposito
ROMA. Sarà la giustizia, e in particolare la prescrizione, la prima tappa dello slalom di gennaio di Giuseppe Conte. Tappa spinosissima, perché M5S, Pd e Iv viaggiano su binari lontanissimi e il rischio è che lo stallo sulla riforma Bonafede inquini sul nascere il confronto nel governo dal quale il presidente del Consiglio vuol far ripartire la sua agenda. Del resto, nonostante nella conferenza di fine anno abbia dato un suo netto imprinting alla dire- zione del governo giallorosso, la maggioranza resta fragile. Con l’ombra del nuovo gruppo alla Camera che, nonostante l’appello del premier a non destabilizzare, resta un’ipotesi sul tavolo. Il capo del governo arriverà al vertice sulla giustizia previsto il 7 gennaio probabilmente dopo aver completato l’insediamento di nuovi ministri alla Scuola e all’Università e Ricerca Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi. La scelta dello spacchettamento, a livello numerico, avvantaggia il Pd e, allo stesso tempo, frena la possibile richiesta di un mini-rimpasto da parte dei Dem dopo le Regionali. Il Movimento, dal canto suo, si consola con la promozione del suo sottosegretario, la deputata Azzolina. La sua indicazione trova il gradimento dei vertici e forse scontenta l’ala ortodossa (tra i papabili c’era anche il presidente della commissione Cultura Luigi Gallo) ma non dovrebbe creare ulteriori crepe in un Movimento dove, da giorni, è in atto un tutti contro tutti. Adesso è il “dissidente” Gianluigi Paragone a a parlare. “Proveranno a espellermi, certo. Forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompa- tibili, come la ministra Dadone che non può essere ministro e probiviro insieme”, attacca il senatore. Difficile, tuttavia, che Luigi Di Maio aumenti la tensione optando per espellere subito dissidenti e ritardatari sui rimborsi. Più facile che, almeno alla Camera, siano i dissidenti ad andar via. L’ipotesi del gruppo “contiano”, guidato da Lorenzo Fioramonti, resta concreta e potrebbe raccogliere almeno una decina di scontenti M5S ma, arrivare a quota 20 deputati - necessaria per avere l’ok della Camera - non è semplice. E già fioccano smentite, come quelle di Nadia Aprile o di Mara Lapia, che sottolinea: “Il M5S è la mia casa e lo rivendico”. Su due battaglie i pentastellati si mostrano uniti. La revoca delle concessioni a Autostrade e la riforma della prescrizione. Sul primo punto la linea di Conte sembra convergere con quella Di Maio: nessuno sconto ad Autostrade, ha spiegato il premier nell’attesa che finisca l’istrut- toria. Ma lo scontro con Iv è alle porte. “Le cose vanno fatte bene, altrimenti l’Italia perde credibilità: dobbiamo evitare di diventare una barzelletta perché nessuno investe in un Paese in cui si cambiano le regole in corsa. E poi dobbiamo preoccuparci di tutelare i lavoratori di Autostrade e garantire gli investimenti”, avverte Maria Elena Boschi. Il Pd, invece, è in una posizione attendista, forse anche perché, almeno dal punto di vista cronologico, il dossier Autostrade s’incrocia con quello della prescrizione, dove i Dem sono invece in trincea. L’obiettivo, per Conte, è fare in modo che il vertice del 7 non si trasformi in un’ennesima fumata nera. “Bonafede faccia un passo di lato”, è l’invito del ministro Francesco Boccia che dà al Guardisigilli due mesi di tempo per trovare un punto di caduta. “O andremo avanti con la nostra proposta di legge”, avvertono i Dem i quali, se non si trovasse un accordo, potrebbero anche votare il pdl Costa. E, sempre nella prima metà di gennaio, Conte proverà a dare un’accelerazione al dossier Ilva varando contestualmente il decreto “Cantiere Taranto” che, nella strategia del governo, è parte della soluzione di rilancio dello stabilimento. Solo allora Conte potrà iniziare la sua maratona. E dimostrare che i suoi oppositori sbagliano. “Si scrive maratona, si legge tirare a campare per non tirare le cuoia”, attacca infatti Benedetto Della Vedova
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