top of page

Primi interpreti in Usa

AFGHANISTAN/IN FUGA DAI TALEBANI. BIDEN: “BENVENUTI A CASA”



di Ugo Caltagirone

WASHINGTON. Joe Biden, annunciando il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan, lo aveva promesso: non vi abbandoneremo alla furia e alla vendetta dei talebani. Così il primo gruppo di afghani che in 20 anni di guerra hanno collaborato con le forze della coalizione è sbarcato a nella base di Fort Lee, in Virginia. Si tratta di 200 tra interpreti e traduttori che hanno lavorato per il personale militare e diplomatico Usa, nonché per diverse agenzie umanitarie. Ci sono anche le loro famiglie, alla ricerca di un futuro lontano dal loro Paese ma anche di un posto sicuro dove far crescere i propri figli. “Benvenuti a casa”, il saluto del presidente americano, per il quale l’approdo negli Usa dei primi afghani che per 20 anni sono stati al fianco delle operazioni Usa “è un’importante pietra miliare”. “Continuiamo a mantenere le promesse fatte a migliaia di persone”, ha aggiunto Biden, spiegando come sul volo da Kabul c’erano persone che hanno già superato tutti i controlli per la concessione del visto speciale di immigrazione. Ora saranno ricollocate in diverse località del Paese, i cui nomi resteranno top secret, e gli verranno assegnate dal Dipartimento di stato delle abitazioni dove dovranno rifarsi una vita. A tal proposito il Senato ha già approvato lo stanziamento di oltre un miliardo di dollari per coprire le spese per il trasporto e per gli alloggi. Ma in Afghanistan ad aspettare di imbarcarsi a loro volta per gli Usa restano almeno altri duemila interpreti, ancora in attesa di ricevere dall’amministrazione Biden il via libera per ottenere il visto. Mentre altri 4.000 afghani saranno dislocati in Paesi terzi ufficialmente non identificati, anche se si sa dell’esistenza di un piano che al momento prevede il loro trasferimento, insieme alle famiglie, in Kuwait e in Qatar. Aiutare tutti rimane comunque un compito per nulla facile, considerando che gli afghani che hanno lavorato per gli Usa in 20 anni di conflitto sono almeno 35 mila. Molti di loro, ammettono diversi osservatori, sono probabilmente destinati a subire la vendetta se non addirittura a morire per mano dei talebani, intrappolati nelle province più remote dell’Afghanistan che dopo il ritiro Usa sono finite nuovamente nelle mani degli estremisti. L’ultimo episodio che ha destato scalpore è quello di Sohail Pardis, l’interprete afghano decapitato mentre tentava di raggiungere la sua famiglia per festeggiare la fine del Ramadan.

Комментарии


bottom of page