Processo: posta la fiducia
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
CDM/LA RIFORMA FINIRÀ IN AULA VENERDÌ ANCHE SENZA ACCORDO CON M5S

di Giovanni Innamorati
ROMA. Il consiglio dei ministri approva all’unanimità l’autorizzazione a porre la questione di fiducia sulla riforma del processo penale, che approderà in Aula alla Camera venerdì prossimo. Una fiducia che potrebbe prefigurare due scenari opposti: uno di rottura con M5s o una sua parte, ed uno di accordo raggiunto nel frattempo in Commissione. La fiducia inoltre rappresenta anche una risposta indiretta alla bordata del Csm - si ragiona in ambienti della maggioranza - la cui Sesta Commissione ha bocciato la riforma del ministro Marta Cartabia, e alle parole più delegittimanti che critiche di alcuni Pm, come anche in giornata Nicola Gratteri. Mario Draghi chiarisce che le possibile modifiche non dovranno in alcun caso “stravolgere” il testo. Poi aggiunge, tanto per far capire con nettezza la posizione del governo su questo tema: “Nessuno vuole l’impunità”. A livello parlamentare la Conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso di calendarizzare nuovamente la riforma in Aula il 30 luglio, dopo che la Commissione Giustizia non era riuscita a portarla nella precedente data fissata, quella del 23. La Commissione a sua volta ha deciso di svolgere proprio oggi una prima seduta puramente procedurale, dopo la quale deciderà il calendario per l’esame dei 1.631 sub emendamenti agli emendamenti della Guardasigilli. La riforma Cartabia è costituita da 26 emendamenti a un testo del suo predecessore Alfonso Bonafede. L’autorizzazione della fiducia, decisa dal Consiglio dei ministri significa però che il 30 in ogni caso si andrà in Aula, sia che in commissione si raggiunga una intesa con M5s, sia in caso contrario. Nel primo caso si tratterebbe di una fiducia “tecnica” tesa semplicemente ad accorciare i tempi di esame dell’Aula e approvare in 48 ore la riforma, indispensabile per ottenere il Recovery Fund. Nel secondo scenario, quello della rottura, si porterebbe comunque il testo in Aula senza che la Commissione abbia concluso l’esame, e lì verrebbe presentato un maxiemendamento (con le proposte Cartabia) su cui porre la fiducia. Uno scenario, il secondo, che il governo vuole evitare, così come il Pd che si troverebbe in difficoltà ad approvare una riforma della giustizia con Fi e Lega e senza M5s, con cui cerca di costruire una alleanza a livello politico e alle amminsitrative. Cartabia ha fatto delle precisazioni di merito che fanno capire su quali punti si sta lavorando. La ministra ha osservato che quella in discussione “non è la riforma della sola prescrizione ma dell’intero processo penale” per ottenere “la ragionevole durata del processo”; inoltre ha aggiunto che “sono da prendere in seria considerazione le preoccupazioni” di chi vuole “evitare che in certe Corti di Appello”, come a Napoli, la mole pregressa di processi possa condurre a numerosi prescrizioni. Ciò significa che si sta lavorando al cosiddetto “atterraggio morbido” della riforma, a una norma transitoria tale che quando il nuovo processo andrà a regime (es. nel 2024 o nel 2025) le Corti di Appello abbiano smaltito l’arretrato grazie alle risorse di personale e di mezzi in loro favore. In tal senso Cartabia ha parlato più volte di “investimenti” che oltretutto aiuteranno anche le prime fasi del processo: “Il 37% dei processi si prescrive nelle fasi dell’indagine” ha detto il Guardasigilli. A Palazzo Chigi si respirava un clima positivo sull’accordo, e il fatto che la fiducia sia stata approvata anche dai ministri M5s, è un segnale e una pressione verso l’ala del Movimento più ostile alla riforma o all’intesa.
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