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Proteste e scontri in Iran

TEHERAN/LE FORZE DI POLIZIA CONTRO I MANIFESTANTI DOPO IL RINCARO DELLA BENZINA



di Michele Esposito

ISTANBUL. Non si fermano le proteste in Iran contro il rincaro della benzina. Le forze di sicurezza della Repubblica islamica sono tornate a scontrarsi con i manifestanti in diverse città, nonostante gli avvertimenti dei Pasdaran e le rassicurazioni del governo, secondo cui la situazione è "più calma" e restano solo "disordini marginali". Per frenare le proteste, l'esecutivo di Hassan Rohani ha anticipato i sussidi previsti per 60 milioni di persone, derivanti proprio dagli aumenti del prezzo del carburante: 20 milioni riceveranno gli aiuti già stanotte, altri 40 milioni entro sabato. Ma il clima nel Paese resta teso. La polizia in assetto antisommossa ha disperso gruppi di dimostranti in diverse zone della capitale Teheran, sparando lacrimogeni e gas urticanti al peperoncino. Manifestazioni si registrano anche in altre città, tra cui Karaj, Shiraz, Sanandaj, Isfahan e Kermanshah. In diversi centri, scuole e università resteranno chiuse fino a mercoledì. Le attività sono paralizzate anche in molte aziende. Il bilancio dall'inizio delle proteste, venerdì notte, è di almeno 12 manifestanti uccisi, secondo le autorità locali. Notizie non verificabili diffuse da gruppi di attivisti parlano invece di oltre 40 morti. Centinaia sono inoltre gli arresti effettuati. Numerosi i danni a edifici, distributori di benzina e bancomat. Ma l'esecutivo prova a gettare acqua sul fuoco.Secondo il suo portavoce Ali Rabiei, il tasso di partecipazione alle proteste è sceso dell'80% rispetto a ieri e "tra oggi e domani e non avremo più nessun problema". Le autorità continuano a difendere i rincari della benzina (+50% fino a 60 litri al mese, +300% sopra quella soglia) e si preparano a ridistribuirne i proventi. La Repubblica islamica punta il dito contro i tentativi di destabilizzazione dei suoi "nemici", già presi di mira ieri dalla Guida suprema Ali Khamenei: i Mojhaeddin del Popolo e i sostenitori dell'ex casa imperiale dei Pahlavi. Teheran denuncia poi come un'ingerenza le "dichiarazioni interventiste" del segretario di Stato americano Mike Pompeo. "Ci aspettavamo che Pompeo, il cui Paese ha imposto sanzioni tiranniche e la massima pressione sul popolo iraniano, sostenesse i rivoltosi", ha commentato Rabiei. Anche Francia e Germania hanno però invitato l'Iran a non impedire manifestazioni "legittime" e pacifiche. Teheran promette intanto un prossimo ripristino dell'accesso a internet, dopo le pesanti restrizioni per ostacolare le comunicazioni tra manifestanti e la diffusione di notizie e immagini sui social. Ma il sito di monitoraggio Netblocks riferiva limitazioni alle connessioni, confermate anche all'ANSA da fonti locali. Nel frattempo è tornata sotto i riflettori anche la pesante influenza iraniana sul vicino Iraq.Secondo un'inchiesta pubblicata dal New York Times e Intercept, frutto di centinaia di pagine di presunti documenti di intelligence della Repubblica islamica filtrati ai media da fonti anonime, emergono tentativi di controllare gli 007 di Baghdad, anche pagando agenti in precedenza al servizio degli Usa.

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