top of page

Proteste nonostante i divieti

AFGHANISTAN/CONTINUA LA SFIDA AI TALEBANI A KABUL E IN ALTRE CITTÀ



di Cristoforo Spinella

ISTANBUL. I divieti dei Talebani non fermano le proteste in Afghanistan. Come accade ormai da giorni, specie dopo l’annuncio del nuovo governo di soli uomini dei sedicenti studenti coranici, i manifestanti sono tornati a riunirsi a Kabul e in altre città del Paese. Tra loro ancora molte donne, determinate a denunciare le violazioni dei loro diritti e la volontà di relegarle ai margini della società. Nella capitale i dimostranti si sono ritrovati nei pressi dell’ambasciata del Pakistan, denunciandone le interferenze nel nuovo corso afghano. Altri cortei si sono svolti nelle province di Parwan e Nimruz e a Kunduz. Ma da Herat a Mazar-i-Sharif, gran parte delle principali città non sono rimaste in silenzio. Manifestazioni e sit-in organizzati nonostante la crescente repressione del regime. Numerose sono le testimonianze di violenze contro i dimostranti, che sono anche stati picchiati con delle fruste. Mentre i cortei di ieri sono stati nuovamente dispersi dalla sicurezza dei mullah con spari in aria. Il nuovo ministero dell’Interno guidato dal Sirajuddin Haqqani, figura di spicco dell’omonima rete di miliziani jihadisti e ricercato per terrorismo dall’Fbi, ha introdotto una norma che vieta tutte le iniziative pubbliche non espressamente autorizzate. Ma le attiviste promettono di non arrendersi. “I Talebani devono capire questo: l’Afghanistan di oggi non è quello che hanno governato fino a 20 anni fa. Allora - ha dichiarato al quotidiano turco Hurriyet Ramzia Abdekhil, scesa in piazza nei giorni scorsi a Kabul - hanno fatto quello che hanno voluto, e noi siamo rimaste in silenzio. Ma adesso non più. Non accetteremo tutto ciò che dicono, non indosseremo il burqa né resteremo chiuse in casa”. Una stretta che non risparmia i reporter che cercano di mantenere accesa la luce sulla resistenza del popolo afghano, come testimoniano le foto shock delle percosse al cronista Taqi Daryabi e al fotografo Nematullah Naqdi del quotidiano Etilaatroz, che hanno denunciato di essere stati picchiati dai Talebani con bastoni, gomme e “qualunque cosa avessero in mano”. Immagini drammatiche che stanno facendo il giro del mondo. Per ostacolare le proteste, ha denunciato poi il giornalista afghano Bilal Sawary, i mullah hanno anche interrotto a più riprese il collegamento mobile a internet in diversi quartieri di Kabul. Le iniziative in piazza si sono accentuate dopo la sconfitta militare del Fronte nazionale della resistenza in Panshir, dove nel ventennale dell’uccisione del ‘Leone’ della lotta contro sovietici e talebani, Amhad Shah Massoud, avvenuta a due giorni dall’11 settembre, i miliziani dei mullah hanno diffuso sui social immagini del mausoleo dell’eroe nazionale vandalizzato. Mentre la repressione interna si fa sempre più dura, gli studenti coranici fanno però le prime concessioni agli Stati Uniti, consentendo al termine di un tira e molla di diversi giorni la prima evacuazione aerea da Kabul dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Un’operazione conclusa con la decisiva mediazione del Qatar, che ha reso nuovamente “operativo” lo scalo e messo a disposizione un charter della sua compagnia Qatar Airways, trasportando a Doha circa 200 persone, tra cui cittadini americani. Un nuovo volo di evacuazione è previsto oggi. Ma i timori internazionali sulla gestione dei Talebani restano forti dopo i primi divieti alle donne e la nomina dell’esecutivo con diversi esponenti nelle black list Onu e Usa. “L’Afghanistan - ha avvertito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - non può tornare a essere terreno fertile per il terrorismo” e “i talebani devono dimostrare coi fatti, e non solo con i proclami, di essere contro il terrorismo, anche perché dalle prime mosse del nuovo governo questo non si evince, anzi”.

Comentarios


bottom of page