Pugno duro di Erdogan
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
TURCHIA/CACCIA 10 AMBASCIATORI OCCIDENTALI, DOPO L’APPELLO PER IL DISSIDENTE KAVALA

di Filippo Cicciu'
ISTANBUL. Recep Tayyip Erdogan caccia dieci ambasciatori occidentali, tra cui quelli di Stati Uniti, Francia e Germania. E’ senza precedenti l’affondo del presidente turco, che in pochi giorni è passato dalle minacce ai fatti e ha ordinato al ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu di espellere i diplomatici che avevano osato chiedere il rilascio del filantropo dissidente Osman Kavala. In carcere da oltre quattro anni, Kavala è accusato tra le altre cose di avere avuto un ruolo nel fallito golpe del 2016. Ma il mecenate e attivista per i diritti umani si è sempre dichiarato innocente e ha già fatto sapere tramite i suoi avvocati che boicotterà la prossima udienza del suo caso, in programma il 26 novembre, perché non ci sono le condizioni per un equo processo. Anche ieri il Sultano l’ha accusato con tono di spregio di essere il rappresentante in Turchia di George Soros. Nel 2018 gli uffici di Ankara e Istanbul della fondazione del magnate ungherese, Open Society, decisero di chiudere le proprie attività a causa delle pressioni delle autorità turche contro rappresentanti della società civile, tra cui lo stesso Kavala. Nell’appello finito nel mirino di Erdogan, gli ambasciatori di Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Usa - che erano già stati convocati al ministero degli Esteri - chiedevano alla Turchia di scarcerare Kavala, in linea con una decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 2019. Sette di questi diplomatici destinati all’espulsione sono rappresentanti di alleati della Turchia nella Nato. Lo schiaffo del presidente turco segna l’ennesimo strappo con l’Occidente in un quadro già di forti tensioni. “Non ci faremo intimidire”, è stata la replica il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che su Twitter, primo a reagire, ha parlato di una “deriva autoritaria del governo turco”. Solo pochi giorni fa Ankara aveva respinto il rapporto dell’Unione Europea che denunciava seri problemi a livello di stato di diritto e indipendenza della magistratura nel Paese. A fine novembre la Turchia rischia poi di andare incontro a un procedimento disciplinare da parte del Consiglio d’Europa proprio per non aver ancora messo in pratica la sentenza di Strasburgo che chiede il rilascio di Kavala. Èin questo contesto che Erdogan la prossima settimana si presenterà al G20 di Roma. Dopo aver dichiarato “persona non grata” anche l’ambasciatore degli Usa, la cui missione diplomatica ha sottoscritto l’appello per Kavala, il Sultano vuole comunque avere un colloquio personale a margine del vertice con il presidente americano Joe Biden, con cui “i rapporti non sono iniziati bene”, come aveva affermato recentemente. I problemi tra Turchia e Usa permangono ormai da molti anni per vari motivi, tra cui l’acquisto da parte di Ankara del sistema di difesa missilistico russo S-400, che ha provocato sanzioni da parte di Washington, e la mancata estradizione del predicatore turco Fethullah Gulen, residente in Pennsylvania e ritenuto da Ankara la mente del tentato golpe. In quel periodo, gli Usa criticarono la Turchia per l’arresto di un dipendente del- la loro ambasciata accusato di avere avuto un ruolo nel colpo di Stato e Erdogan dichiarò di non riconoscere il capo missione dell’epoca John Bass, che successivamente lasciò il Paese. La missione diplomatica americana ad Ankara rimase senza ambasciatore per quasi due anni. Il colpo di mano arriva poi nel mezzo di una pesante crisi finanziaria, con la lira turca che ogni giorno segna nuovi record negativi nella svalutazione rispetto a euro e dollaro. L’ultimo tonfo è stato registrato giovedì, quando la Banca centrale ha deciso di tagliare i tassi di riferimento, portandoli al 16% seguendo la visione economica del presidente. Per l’opposizione interna “una situazione economica in rovina” da cui Erdogan cerca di distrarre con i suoi strappi politici e diplomatici.
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