Raggi assolta anche in appello
- direzione167
- 5 giu 2022
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HO VINTO, M5S RIFLETTA. ACCUSATA DI FALSO, CHIESTI 10 MESI. DI MAIO, ESISTIAMO CON TE

di Marco Maffettone
ROMA. “Questa corte conferma totalmente la sentenza di assoluzione di primo grado”. Con queste parole il presidente della II sezione della Corte d’Appello di Roma, Antonio Lo Surdo, dopo una camera di consiglio di circa due ore, ha ribadito l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” per la sindaca di Roma, Virginia Raggi, accusata di falso in relazione alla vicenda della nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, a capo del dipartimento turismo del Comune di Roma nel novembre del 2016. La nomina venne poi ritirata. La sentenza è stata accolta da un lungo applauso dalle persone presenti in aula. La sindaca, visibilmente commossa, ha abbracciato il marito e il collegio dei suoi difensori. Lasciando gli uffici della Corte d’Appello la sindaca non ha voluto nascondere il ‘senso di solitudine politica’ che l’ha accompagnata in questi quattro anni e si è rivolta direttamente a chi le ha voltato le spalle. “Questa è una mia vittoria, del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco - ha detto Raggi - in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflet- tere in tanti, anche e soprattutto, all’interno del M5s”. E non solo. “Ora - aggiunge senza giri di parole- è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio. Chi ha la coscienza a posto non si offenda per queste parole ma tanti altri, almeno oggi, abbiano la decenza di tacere”. Tra i primi a commentare la sentenza di assoluzione il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che l’ha esortata: “continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te”. Mentre di ‘fuoco amico’ ha parlato Alessandro Di Battista. “Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata... E’ stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemolo e Caltagirone e dal fuoco amico partito da chi non sarà mai alla sua altezza ma non vuole accettarlo. Adesso iniziate a rispettarla”, scrive su Fb. Per Matteo Renzi quella dell’assoluzione “è una bellissima notizia. Non siamo e non saremo mai giustizialisti: gli avversari si sconfiggono con la politica, non con la magistratura. Roma deve cambiare sulla base del voto dei cittadini, non delle sentenze dei giudici”. E di una assoluzione che è un “bene per Roma” parla la sindaca di Torino Chiara Appendino che alcuni mesi fa è stata condannata a sei mesi nella vicenda Ream e si è autosospesa dal M5s. I giudici di secondo grado hanno, quindi, respinto in toto l’impianto accusatorio della procura generale. Nel corso della sua breve requisitoria il pg Emma D’Ortona ha sostenuto, chiedendo una condanna a 10 mesi, che la “sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra e ha omesso di garantire l’obbligo che Marra si astenesse nella nomina del fratello Renato”. Per il rappresentante dell’accusa “l’errore del precedente giudice (che ha assolto Raggi ndr) è di avere trasformato una indagine documentale in dichiarativa”. Secondo l’accusa il falso era legato alla risposta che la sindaca aveva dato alla dirigente dell’anticorruzione del Comune dopo i rilievi fatti da Anac sulla nomina di Marra senior nell’ambito del procedimento di interpello. Per la procura quella nomina era stata “gestita” da Raffaele Marra, all’epoca braccio destro di Raggi. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice monocratico Roberto Ranazzi, affermava che la sindaca “è stata vittima di un raggiro ordito dai fratelli Marra in suo danno” e “sotto l’aspetto formale la nomina non offre alcuna deviazione dalla procedura di interpello”. La sua candidatura “era stata pianificata dai due fratelli Marra molti mesi prima, già dalla prima meta’ di luglio 2016, quale alternativa al diniego della sindaca Raggi per la nomina di Renato Marra come il capo o vicecapo della polizia locale di Roma capitale”. Per questa vicenda il 26 settembre del 2019, Raffaele Marra è stato condannato in primo grado ad 1 anno e 4 mesi per l’accusa di abuso di ufficio.
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