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“Renzi incomprensibile”

INTERVISTA ALLA FIDANZATA DI KHASHOGGI: “L’OCCIDENTE PUNISCA IL PRINCIPE”



di Cristoforo Spinella

ISTANBUL. “Non è possibile essere ben informati sull’Arabia Saudita e allo stesso tempo sostenere che il principe ereditario Mohammed bin Salman sia un riformatore. Proprio non capisco perché” l’ex premier italiano Matteo Renzi “lo abbia fatto. Forse deve cercare di capire meglio la realtà della situazione in Arabia Saudita e cosa bin Salman ha fatto a Jamal”. Anche dopo che gli Stati Uniti hanno reso pubbliche le accuse contro i vertici di Riad, riconoscendo il figlio del sovrano come mandante dell’operazione in cui il giornalista dissidente Jamal Khashoggi è stato brutalmente ucciso nel consolato saudita a Istanbul, Hatice Cengiz avverte un clima di impunità. E alla vigilia della ripresa in Turchia del processo in contumacia ai presunti killer, in un’intervista all’Ansa la fidanzata del giornalista assassinato nell’ottobre 2018 torna a chiedere giustizia e lancia un appello alla comunità internazionale: “Servono azioni e non solo parole”. “Penso che non sia stata fatta giustizia in alcun modo per l’uccisione di Jamal. Ora sappiamo che Mohammed bin Salman può ordinare l’omicidio di una persona innocente, e anche dopo che tutti hanno saputo ciò che ha fatto, non c’è ancora alcuna punizione per questa azione terribile, che ha posto fine alla vita di Jamal e ha rovinato la mia e quella di chi gli voleva bene”, accusa la promessa sposa dell’editorialista 59enne del Washington Post, che proprio per ottenere i documenti necessari al loro matrimonio si era recato nella sede diplomatica, da cui non è mai più uscito. A quasi due anni e mezzo dal delitto di Khashoggi, fatto a pezzi senza che i suoi resti siano mai stati ritrovati, la 38enne ricercatrice turca tornerà oggi in tribunale a Istanbul per la nuova udienza di un processo soprattutto simbolico, visto che nessuno degli imputati si trova in Turchia e Riad ha ripetutamente respinto le richieste di estradizione giunte da Ankara, dopo aver condannato 8 persone a pene da 7 a 20 anni di reclusione. “Con tutto quello che è stato rivelato da quando Jamal è stato ucciso, dal rapporto dello scorso anno” della relatrice speciale Onu per le esecuzioni extragiudiziali “Agnes Callamard a quello della Cia della scorsa settimana, penso che debbano esserci sanzioni contro il principe. Finora, non è stato fatto abbastanza. Devono esserci conseguenze per queste azioni”, chiede Cengiz. “Non so quale sarà l’esito finale del processo a Istanbul - continua la fidanzata del reporter che fu l’ultima a vederlo in vita e la prima a denunciarne la scomparsa - ma è un bene che le prove vengano ascoltate in tribunale. Questo mostrerà che, per quanto uno pensi di essere potente, le prove di ciò che ha fatto verranno fuori e sarà sempre più difficile nascondere la verità”. “Continuerò a lottare chiedendo giustizia per Jamal finché non ci sarà giustizia. Spero che la comunità internazionale mi sosterrà più che con semplici parole. Ho bisogno delle loro parole e delle loro azioni. Dirmi che sostengono la lotta per far avere giustizia a Jamal senza però non fare nulla al riguardo non è sufficiente”, insiste Cengiz. Che oggi racconta di un impegno diventato suo malgrado il centro di un’intera esistenza: “La mia vita prima che uccidessero Jamal e quella successiva sono totalmente diverse. Sono una persona completamente diversa. Non avrei mai voluto essere conosciuta nel mondo e non avrei mai pensato che la mia faccia sarebbe finita sui media. Tutto quello che volevo - conclude Cengiz - era sposarmi con la persona che amavo e vivere una vita tranquilla e in pace. Invece, ogni giorno mi sveglio e devo combattere per ottenere giustizia per lui. Oggi è questa la mia vita”.

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