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Renzi ipotizza il ritorno al voto

MANOVRA/VERSO L’INTESA SULLE TASSE, LA MAGGIORANZA SIGLA L’ACCORDO FINALE

di Serenella Mattera


ROMA. Tra minacce di crisi di governo, scontri furibondi e un braccio di ferro fino all’ultimo centesimo, la maggioranza sigla quella che dovrebbe essere l’intesa finale sulla manovra. Slitta a luglio e si riduce da 50 a 40 centesimi al chilo la tassa sulla plastica, partirà da ottobre la “sugar tax”. L’intesa arriva in un vertice fiume che tra pause e rotture si protrae per tutto il giorno. All’apice dello scontro con il Pd, Matteo Renzi ipotizza il ritorno al voto. Solo a sera si sigla l’intesa. Ma i dettagli tecnici e le coperture sono da definire: a tre settimane dalla fine dell’anno, in Parlamento non si è fatto ancora un singolo voto sulla legge di bilancio. Giuseppe Conte in serata va al Quirinale a riferire di quanto accade al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un incontro “interlocutorio”, dicono dal Colle. Ma alle fibrillazioni di maggioranza si somma il rischio di un esame “compresso” della legge di bilancio: i tempi sono tanto stretti che le modifiche saranno probabilmente concentrate tutte al Senato. La Camera rischia di non toccare palla: l’opposizione già protesta e minaccia ricorsi, la stessa maggioranza sul punto è spaccata. All’intesa sul merito lavora Roberto Gualtieri, che alle 7 del mattino è al ministero dell’Economia, per mettere a punto con i tecnici del Mef e della Ragioneria le misure da portare al tavolo di maggioranza: quando poco prima delle 9 arriva a Palazzo Chigi, i rappresentanti dei partiti lo attendono già da un’ora. Giuseppe Conte si affaccia a salutare i presenti prima di un incontro già program- mato con l’inviato Onu in Libia Ghassan Salamè, li invita a lavorare insieme “a un ulteriore sforzo per abbassare le tasse”. Ma il clima presto si surriscalda. Gualtieri porta in dote tra i 350 e i 400 milioni di nuove coperture ma spiega anche che non si possono tutti destinare ad eliminare le tasse sulla plastica e sullo zucchero, come vorrebbe Italia viva. Al tavolo per il Pd ci sono Dario Franceschini e Antonio Misiani, per Iv Teresa Bellanova, Luigi Marattin, Davide Faraone (nel pomeriggio anche Maria Elena Boschi). Gli ex compagni di partito iniziano a litigare. “Dite di no solo perché non volete darla vinta a Renzi”, accusano da Iv. “Meglio usare le risorse in più per aumentare il taglio delle tasse sul lavoro”, ribattono i Dem. Il M5s con Laura Castelli chiede che “si aumentino i fondi ai Vigili del fuoco”. Dopo due ore di riunione, i renziani si alzano dal tavolo in polemica. La riunione viene dichiarata sospesa: nessuno sa quando si riprenderà. Le parole si fanno di fuoco. Il Pd accusa Iv di voler fare un favore “alle multinazionali come la Coca Cola”. Teresa Bellanova ribatte che sono i Dem, per un puntiglio, a far rischiare il “disastro occupazionale” nelle aziende della plastica e delle bevande con zuccheri aggiunti. Marattin svela che al tavolo di maggioranza Misiani ha propo- sto solo di anticipare da luglio a gennaio il taglio delle tasse sul lavoro, senza aumentare i soldi. Misiani accusa Marattin di aver suggerito di sottrarre 250 milioni alle risorse per il taglio del cuneo. “Il Pd ha una visione sovietica dell’economia”, attacca il deputato di Iv. In ballo ci sono risorse dopotutto limitate, su una manovra da circa 30 miliardi. Ma in gioco, sullo sfondo, c’è lo stesso governo. Il vertice riprende e prosegue a singhiozzo: Federico D’Incà a metà pomeriggio annuncia l’intesa ma si tratta ancora per ore. Matteo Renzi, intanto, in un’intervista tv definisce “una follia” le tasse su plastica e bibite zuccherate. Fa l’elenco delle liti “tra Pd e M5s”, dal Mes alla giustizia, che promettono di tenere banco ancora a lungo. Poi butta lì una frase che rimbalza subito tra i banchi dei deputati impegnati alla Camera a votare il decreto fiscale (che passa con 248 sì, 87 no): “Non vorrei andare al voto, sarebbe un errore - dichiara Renzi - ma se ci costringono lo faremo. Non ho nessun tipo di paura”. “Siamo tutti pronti - replica a muso duro Orlando - Bisogna capire se è utile per il Paese”. Il tema, aggiungono i Dem, è che M5s e Iv passano il tempo a demolire ogni intesa: la corda rischia di spezzarsi. Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni all’unisono attaccano: “La maggioranza si liquefà, mentre pro- pone una manovra disastrosa a base di tasse e manette”.

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