top of page

“Riportiamo a casa Eitan”

PAVIA/LA ZIA AYA È IN ISRAELE, C’È UN TERZO INDAGATO: L’AUTISTA CHE GUIDAVA L’AUTO VERSO L’AEROPORTO



di Alessandro Repossi

PAVIA. Ieri mattina si attendeva di vederla uscire all’alba dalla villetta di Travacò Siccomario (Pavia) per raggiungere l’aeroporto di Malpensa e salire su un volo per Tel Aviv. Ma Aya Biran, zia paterna e tutrice legale di Eitan, il bimbo di 6 anni, unico superstite della tragedia del Mottarone, portato la scorsa settimana da Pavia in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg era già arrivata, probabilmente sabato. A dare la notizia, poco prima delle 13 di ieri è stato Or Nirko, marito di Aya. La famiglia ha diffuso poi un comunicato in Italia attraverso lo zio paterno e in Israele tramite il portavoce della famiglia Eytan Har-Orpoi per dare conferma dell’avvenuto arrivo di Aya Biran accompagnata da funzionari diplomatici a Tel Aviv, dove trascorrerà un periodo di quarantena in attesa dell’udienza fissata per il 23 settembre, anticipata quindi di sei giorni rispetto alla data inizialmente prevista. Chiaro - ed esplicito - l’obiettivo del ramo paterno della famiglia di Eitan: riportarlo a casa, cioè in Italia. Ma non solo, perchè la zia Aya vuole “seguire in prima persona l’indagine in Israele contro i sequestratori del minore ed i vari procedimenti relativi alla convenzione sui minori dell’Aia”. Per la famiglia Biran, infatti, il bambino è stato vittima di “un sequestro illegale per il quale è stata aperta un’indagine penale in Italia per presunto rapimento aggravato”. “La dott.ssa Aya Biran - prosegue il comunicato - è molto turbata dai rapporti sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che è stato fatto dai suoi rapitori mentre era già nelle loro mani. La casa di Eitan, infatti, è in Italia”. E’ lì che deve continuare gli studi di prima elementare iniziati circa una settimana prima del rapimento, un ritorno a scuola che “attendeva e preparava ormai da molto”. Inoltre deve riprendere i suoi percorsi riabilitativi (motori e psicologici) stabiliti dai medici italiani che lo hanno avuto in cura. “I suoi compagni di classe, gli amici, il personale terapeutico e riabilitativo che lo aveva in cura e l’intera comunità ebraica, tutti aspettano con impazienza il ritorno del piccolo Eitan alla routine e alla vita più stabile possibile che in questa delicata fase di recupero lento e doloroso è così importante potergli garantire. Inutile dire che i suoi nonni paterni, zii, cugine e cugini sono impazienti di poterlo riabbracciare in Italia”. Nel frattempo si allarga l’inchiesta della Procura di Pavia per il presunto rapimento di Eitan, che ha già coinvolto il nonno materno Shmuel Peleg, indagato per sequestro di persona aggravato, e la nonna Esther Athen Coen, accusata di aver partecipato al piano. C’è infatti un terzo indagato: è un 56enne israeliano che era alla guida dell’auto su cui viaggiavano Shmuel Peleg e il bambino per raggiungere l’aeroporto di Lugano, in Svizzera, per salire sul volo privato che li ha portati a Tel Aviv. Nonno, nipote e autista erano stati fermati per un controllo e poi identificati dalla polizia svizzera, nei pressi dell’aeroporto di Lugano. Il terzo indagato potrebbe essere la stessa persona che il giorno prima aveva affittato l’auto, una Golf blu, a Malpensa.

Comments


bottom of page