Ripresa in vista con crescita possibile del 4,5%
- direzione167
- 5 giu 2022
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Lo ha affermato in un’intervista sulla finanza sostenibile il ministro dell’Economia Daniele Franco

di Domenico Conti
ROMA. Una crescita che potrebbe superare il 4,5% previsto dal Governo, forte dello stimolo di bilancio e della Bce, dell'accelerazione nelle vaccinazioni, e di indicatori 'anticipatori’ che segnalano ripresa in atto già nei mesi primaverili. E con il Governo che intende guardare oltre la ripresa post-pandemia, per rilanciare il tasso di sviluppo dell'economia italiana, cronicamente basso da mezzo secolo, con le riforme. È così che il ministro dell'Economia Daniele Franco, intervistato sulla finanza sostenibile, tratteggia le prospettive dell'economia italiana, pur fra le "incertezze" - lo sottolinea più volte - di una ripresa globale che resta intrecciata all'uscita graduale dalla pandemia. Il primo trimestre, segnato dalla seconda ondata del Covid-19, ha lasciato il segno in proporzione alle misure di distanziamento sociale: per l'Italia si è chiuso con un -0,4%, peggio è andata alla Germania che ha chiuso con un pesante -1,8% dopo le misure più drastiche nei mesi invernali. Un 'derby' che lascia il tempo che trova, se si considera che nei tre mesi di fine 2020 la Germania aveva fatto +0,5%, l'Italia -1,8%. Più interessante è la prospettiva per l'intero anno. L'indice Ifo di fiducia delle imprese tedesche sale a 102,9, sopra le attese. In Italia indicatori simili, come i Pmi, puntano alla ripresa, e così anche i consumi di elettricità, gas industriale, i trasporti pesanti, pur con segnali migliori per costruzioni e manifattura rispetto i servizi: nella seconda metà dell'anno, poi, è attesa un'ulteriore accelerazione. "Se l'uscita dalla pandemia sarà rapida e le riaperture si consolideranno" - dice il ministro del- l'Economia - l'Italia potrebbe correre "anche a tassi di crescita speriamo leggermente superiori" allo stima di +4,5% contenuta nel Def di aprile. Lo slancio delle misure di rilancio senza precedenti contro la pandemia, da ultimo i due decreti sostegni, fa prevedere alla Commissione europea una crescita sopra il 4% nel 2021 e 2022 ,al di sopra dei livelli della Germania, anche se c'è una forte componente di 'rimbalzò da un 2020 molto più pesante per l'Italia (-8,9%, quattro punti peggio della Germania). Aiutano lo stimolo europeo del recovery e lo schiacciamento dei tassi deciso dalla Bce che libera spazio di manovra per spendere: proprio oggi il Governatore della Banca di Francia ha allontanato ogni stretta, definendo "puramente speculativa" ogni ipotesi di riduzione degli acquisti di asset del programma per l'emergenza pandemica (Pepp) nel terzo trimestre. Ma per Franco è "cruciale" guardare oltre: "puntare a un tasso di crescita dopo la pandemia, dopo il 2022, sistematicamente più alto di quello avuto nei 25 anni scorsi", grazie alle riforme per restituire dinamismo a un'economia ingessata previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e a politiche di bilancio orientate alla crescita e consentite dalla Bce. E magari sfruttando la spinta dell'economia green, cui il sistema manifatturiero dovrà adattarsi in un processo favorito anche dalla finanza sostenibile che l'Italia promuove nel G20. Una sfida ciclopica per alcuni, ma l'unica via per fermare la corsa del debito, e in cui l'esecutivo Draghi mette sul tavolo il suo capitale politico. Un banco di prova importante, che consentirebbe peraltro di recuperare gettito fiscale perduto, sarà l'accordo sulla tassazione delle multinazionali per il quale l'Italia si spende come presidente del G20. "Che gli Stati Uniti muovano in questa direzione è molto importante", dichiara Franco a proposito della proposta dell'amministrazione Biden per un'aliquota minima al 15%, che approderà venerdì al G7 e su cui, spiega il ministro, "puntiamo a raggiungere un accordo nella riunione ministeriale di luglio" del G20, a Venezia, con la definizione delle linee guida dei due pilastri, quello dell'aliquota minima e quello della distribuzione dei profitti delle multinazionali, per mettere mano al 'profit shifting' verso regimi fiscali favorevoli particolarmente sfruttato dai colossi del we
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