Ripresadifficile,nel2021siferma a+4,3%
- direzione167
- 5 giu 2022
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La nuova doccia fredda arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Si allontana il ritorno ai livelli pre pandemia

di Mila Onder
ROMA. Nel 2020 il Pil è sceso meno del previsto, ma il 2021 non si annuncia comunque un anno facile. La ripresa ci sarà, inevitabile grazie alla ripartenza delle attività rispetto ai lockdown dello scorso anno, ma non avrà probabilmente la portata attesa dal governo. Tanto che anche dopo due anni consecutivi di crescita l'economia italiana non riuscirà a tornare ai livelli pre-pandemia. La nuova doccia fredda arriva dall'Ufficio parlamentare di bilancio che, tradizionalmente prudente nella sua veste di autorità dei conti pubblici, stima per quest'anno una ripresa del Pil limitata al +4,3%, rivista al ribasso rispetto alle precedenti previsioni di una variazione positiva vicina al 5% e decisamente lontana dal +6% indicato dal Conte-bis nella NaDef. La Nota di aggiornamento al Def risale ormai ad ottobre. Da allora lo scenario è certamente cambiato, con la seconda ondata dei contagi più grave del previsto e le chiusure imposte dall'autunno un pò in tutta Italia. Stime governative aggiornate non arriveranno però prima di aprile, con il nuovo Documento di economia e finanza. Nel frattempo le previsioni di istituzioni ed organizzazioni continuano invece a scattare fotografie ravvicinate nel tempo, indicando un recupero più lento e, soprattutto, legato a doppio filo all'andamento della campagna vaccinale. La revisione al ribasso dell'Upb, operata nonostante la spinta positiva del 2,3% dal 2020 all'anno in corso calcolata dall'Istat solo due giorni fa, segue dunque quella del Fondo monetario, che appena una decina di giorni fa ha tagliato le sue stime per l'Italia da +5% a +3,5% nel 2021. Ed anche la Bce ha avvertito che l'incertezza resta alta e che per i Paesi dell'area euro "la pandemia continua a porre seri rischi per la salute pubblica e per le economie". L'aumento dei contagi da coronavirus e le misure di contenimento imposte per un prolungato periodo di tempo in molti paesi dell'area, spiega la Banca centrale, "stanno minando l'attività economica". La situazione dovrebbe comunque migliorare dalla primavera in poi ed anche l'anno prossimo la ripresa proseguirà, con un aumento del Pil italiano al momento quantificabile per l'Ufficio parlamentare di bilancio a +3,7%. Anche così il prodotto resterà però dell'1,4% inferiore ai livelli del 2019. L'effetto del Recovery si farà sentire, ma anche in questo caso l'andamento dell'economia dipenderà dalla capacità di investire le risorse e attuare i progetti. Proprio la gestione dei fondi del Next Generation Eu e le scelte del Pnrr rappresentano infatti una variabile che può trasformarsi in un rischio. "Un'attuazione parziale, ritardata o inefficiente, dei progetti di investimento predisposti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza determinerebbe il venir meno di un fattore di sostegno non marginale all'attività economica", sottolinea l'Upb. Allo stesso tempo "una nuova recrudescenza dell'epidemia comporterebbe il prolungamento dell'emergenza sanitaria, con conseguente inasprimento delle misure di limitazione della mobilità indi- viduale e impatti negativi sulle decisioni di spesa e sull'attività economica". Il terzo rischio è invece rappresentato dal debito, in un Paese come l'Italia che - finita l'emergenza - dovrà tornare a fare i conti con la necessità di un graduale piano di rientro. Nei prossimi anni, spiega l'Autorità guidata da Giuseppe Pisauro, "quando il virus sarà controllato e l'economia mondiale si riporterà su un sentiero di crescita stabile, occorrerà riassorbire gli elevati debiti accumulati. Sfasamenti tra le fasi cicliche dei diversi paesi potrebbero incidere sui premi per il rischio sovrano richiesti dai mercati finanziari alle economie in cui il recupero è più lento. Se tale eventualità riguardasse l'Italia, caratte- rizzata da uno stock di debito pubblico già alto, le tensioni finanziarie potrebbero riflettersi in un repentino peggioramento".
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