Sale la tensione a Hong Kong
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
CINA/QUATTRO MANIFESTANTI ACCOLTELLATI, LA POLIZIA ARRESTA 200 PERSONE
di Luca Mirone

HONG KONG. I centri commerciali sono stati il teatro dell’ennesima giornata di protesta a Hong Kong, per chiedere maggiore democrazia alle autorità cinesi. Con momenti di altissima tensione, quando un attivista pro-Pechino ha accoltellato quattro persone, ferendo ad un orecchio anche un politico locale. All’indomani di una giornata di scontri tra polizia e manifestanti, conclusasi con circa 200 arresti, gli agenti antisommossa sono stati schierati in vari shopping center dell’ex colonia britannica: l’obiettivo era bloccare sul nascere le nuove proteste, dopo che sui social gli attivisti si erano dati appuntamento in sette punti della città.
Il massiccio dispiegamento di forze ha scoraggiato la maggior parte dei raduni. E anche laddove la gente è scesa in piazza, gli agenti hanno disperso la folla e compiuto arresti. In alcuni casi si sono registrati incidenti. Gruppi di dimostranti più irriducibili, a volto coperto, hanno vandalizzato i negozi di due mall, attaccando anche un fast food di una catena giapponese il cui proprietario si era schierato con la polizia. E quando sono arrivati gli agenti, hanno reagito con il lancio di oggetti. La situazione è degenerata fuori da un altro mall, il Cityplaza. Un uomo, contrario alla protesta, dopo una discussione con una coppia di manifestanti ha perso la testa e li ha accoltellati, insieme ad altre due persone. Poi si è avventato su un consigliere locale, Andrew Chiu Kayin, che voleva impedirgli di scappare, prendendo a morsi un suo orecchio. L’aggressore, che secondo i media locali avrebbe detto che Hong Kong appartiene alla Cina, a quel punto è stato assalito dalla folla, che lo ha picchiato. Il linciaggio è stato interrotto dalla polizia, che lo ha arrestato. Tra i feriti, 4 uomini e una donna, 2 sono gravi. Le proteste a Hong Kong, giunte alla 22esima settimana consecutiva, proseguono anche dopo che l’opposizione al governo locale (emanazione di Pechino) ha raggiunto il suo obiettivo originario: affossare il progetto di legge sulle estra- dizioni verso la Cina continentale. Nel frattempo sono maturate nuove rivendicazioni, pur con lo stesso comun denominatore, ossia la richiesta di riforme per rafforzare la democrazia.
Come l’elezione diretta dei propri leader e un’inchiesta indipendente sulla condotta della polizia durante i cortei. C’è un altro elemento che preoccupa il movimento pro-democrazia.
Nei prossimi giorni la governatrice Carrie Lam incontrerà le autorità di Pechino per approfondire l’integrazione economica tra il territorio semi-autonomo e la Cina continentale. Nelle intenzioni di Lam l’obiettivo è rendere più semplice il lavoro e la residenza dei cittadini di Hong Kong nelle città della terraferma, per incrementare l’interscambio commerciale e il flusso di persone. Secondo gli attivisti, al contrario, questo piano accrescerà ulteriormente l’influenza di Pechino su Hong Kong. Gli ultimi segnali del governo centrale, in effetti, mostrano che non c’è nessuna intenzione di mollare la presa sul più avanzato polo economico-finanziario dell’Asia, rientrato sotto la sovranità di Pechino nel 1997, dopo 150 anni sotto la corona britannica. Nei giorni scorsi, il Partito Comunista ha promesso di “raffor- zare il sistema giuridico” dell’ex colonia per “tutelare la sicurezza nazionale”. E Pechino non tollererà “i tentativi di dividere” il Paese o “le interferenze esterne”, che alimentano “atti di sovversione” nell’isola.
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