Salvini infrange il silenzio
- direzione167
- 5 giu 2022
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REGIONALI/IL LEADER DELLA LEGA VIOLA LE REGOLE CON NUOVI TWEET ELETTORALI
di Francesco Bongarrà

ROMA. Nel giorno del silenzio elettorale, Pd e Iv all’attacco di Matteo Salvini. Il leader della Lega, tuonano dem e renziani, ha violato, con nuovi tweet e rilanciandone di vecchi, lo stop alla propaganda che la legge vieta nelle 48 ore precedenti la chiusura dei seggi. La Lega risponde per le rime: è il candidato governatore del centrosinistra in Emilia Romagna Ste- fano Bonaccini ad aver violato online il silenzio. “Non ha disattivato le inserzioni a pagamento alla mezzanotte di venerdì”, accusano, per cui “abbiamo deciso di procedere alla riattivazione delle nostre, in attesa di chiarimenti”. Un ‘fallo di reazione’, dunque, che fa infiammare il dibattito a poche ore dall’apertura dei seggi; con le Sardine che sul divieto di propaganda in qualche modo sorvolano dicendo su twitter che “chi non vota resta spiaggiato”. Ma tra chi, dalle fila della maggioranza, protesta contro Salvini, si registra anche qualche esponente che il silenzio elettorale lo ha ‘rispettato’ con beneficio d’inventario: si tratta di Francesco Laforgia, senatore di Leu, che ha rivolto un appello a “portare il proprio mattoncino per vincere le elezioni” contro “una destra che oggi fa oggettivamente paura”. Ma anche di Piero Fassino, dem doc, che via social parla di “voto importantissimo” chiedendo di portare “parenti o amici” a votare Bonaccini e Callipo. Normato per legge (lo prevede l’articolo 9 della legge 4 aprile 1956 n. 212), il silenzio elettorale impedisce dalla mezzanotte del venerdì prima delle elezioni comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici, l’affissione di manifesti e, nel corso del voto, ogni forma di propaganda elettorale. Uno stop alla propaganda, quello voluto dal legislatore, per consentire agli elettori di maturare con calma il proprio convincimento, che nel passato più volte è stato violato dai politici, addirittura a seggi aperti: lo fecero Berlusconi, Grillo e - correva l’anno 2018 - perfino la moglie di Mario Draghi (“lui non fa il governo, non è un politico” rispose al seggio alle domande dei giornalisti), venendo subito zittita dal marito ed invitata a salire in macchina. Ma stavolta il problema è la propaganda online, che non viene - ovviamente - prevista espressamente dalla legge del 1956, quando internet ed i social non potevano essere neanche ‘in mente dei’. Eppure in occasione delle ultime Europee l’Agcom aveva chiarito, con una lettera ad alcune prefetture e al ministero dell’Interno, che i politici devono rispettare il silenzio elettorale anche sui social network, che sono a tutti gli effetti luoghi pubblici. Fatto sta che l’hashtag #silenzioelet- torale vola nei trend topics. Che Matteo Salvini twitta a raffica messaggi. Che il Pd lo bolla come un “campione di fake news” e spregio delle regole. Che Michele Anzaldi (Iv) lo accusa di aver violato la legge sul silenzio elettorale mentre Car- lo Calenda invoca ai danni del leader leghista una multa (da 2 milioni di euro) dell’Agcom. In tutto questo, i seggi non sono ancora aperti.
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