Salvini «lega» con Meloni
- direzione167
- 5 giu 2022
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POST ELEZIONI/I DUE LEADER NEGANO CHE IL GOVERNO SIA BLINDATO. MATTEO: QUALE SCONFITTA?

di Marcello Campo
ROMA. Ma quale sconfitta? Basta leggere la stampa straniera per capire che il centrodestra va avanti strappando le Marche alla sinistra, e che quindi il governo non è assolutamente blindato sino al 2023. È il mantra ripetuto dall'ala 'sovranista’ della coalizione, uscita comunque delusa, seppure in diversa misura, dal voto di lunedì. Matteo Salvini e Giorgia Meloni depongono per un giorno l'ascia di guerra, sanciscono una tregua e offrono una lettura univoca del voto degli italiani. A unirli la convinzione che il Movimento Cinque Stelle, uno dei due pilastri su cui si regge l'esecutivo, quello che due anni fa era il primo partito italiano, ormai non esiste più. "È diventato una lista civetta", affonda la Presidente di Fratelli d'Italia, mentre Matteo Salvini esclude la possibilità che questo governo arrivi alla fine della legislatura. "Non so quanto durano. Chiedetelo a Conte, Renzi, Di Maio, stanno litigando su tuto". Ma sotto sotto, l'esito interlocutorio del voto ha acuito le distanze nel centrodestra. Matteo Salvini si sente nel mirino ma esce dall'angolo rivendicando orgoglioso il primato della Lega, parlando più da capo partito che da leader della coalizione: "Se i voti contano - attacca da Milano - gli elettori stanno decidendo chiaramente che la Lega è di gran lunga primo partito e il Pd segue da molto lontano. Io sconfitto? Vorrei avere tutti gli anni sconfitte in cui aumento di 30 i miei consiglieri regionali". Molto più elaborato il ragionamento di Giorgia Meloni, raggiante per la conquista delle Marche - sottolineata persino dal 'Guardian' - ma scaltra nel non cantare vittoria. È evidente, ricorda l'ex ministro della Gioventù, che "i partiti competono e competono sempre" e che ogni leader si batte "per assicurare al proprio partito il migliore risultato possibile". Ma, per Meloni, il punto centrale è un altro: il centrodestra deve consolidare i suoi consensi, conquistare "numeri importanti", non "a scapito dell'alleato" ma per raggiungere "maggioranze solide" per governare il Paese "Siccome siamo molto scomodi quando andremo al governo avremo una sola possibilità di dimostrare chi siamo. Non conviene a nessuno andarci in una posizione precaria. Non si va al governo cercando di farci la guerra tra di noi, senza capire che saremo già pieni di nemici", ragiona da leader a Porta a Porta. Diverso il discorso per Forza Italia Silvio Berlusconi rimane silente, ma nel partito azzurro, ridimensionato dalle urne, si mastica amaro. Come era ampiamente pre- vedibile, in tanti chiedono una fase di riflessione sul come rilanciare uno spazio liberale e popolare. Ma sul come non tutto è chiaro. "I risultati non ci soddisfano pienamente - commenta la capogruppo Mariastella Gelmini- e da oggi andrà avviata una ri- flessione costruttiva sul rilancio di Forza Italia, valorizzando la vocazione liberale, riformista ed europeista del nostro movimento". Francesco Paolo Sisto, arriva a chiedere "una maggiore autonomia" di Forza Italia "nell'ambito della coalizione". Ed è uno dei veri vincitori delle regionali, il governatore Giovanni Toti fresco di rielezione, ad ipotizzare un futuro che passi da "un allargamento del centrodestra oltre l'ala sovranista, con sensibilità che vanno fino al socialismo riformista".
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