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Sanders verso la nomination

CASA BIANCA 2020/MODERATI IN DIFFICOLTÀ, TRUMP SI CONGRATULA CON BERNIE


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di Serena Di Ronza

NEW YORK. Bernie Sanders è ormai in fuga verso la nomination democratica. Il senatore ha fatto jackpot a Las Vegas e in Nevada, affermandosi sempre più come l’anti-Trump e puntando dritto a sbancare anche il Super Tuesday. La sua vittoria a valanga agita però gli avversari, in primis un Joe Biden, secondo ai caucus con distacco abissale, e fa tremare il partito democratico, che vede Sanders e il suo popolo ormai come una forza inarrestabile. “Vincere- mo in tutto il Paese”, ha promesso il senatore trionfante. “Non ci possono più fermare”, ha esultato davanti a migliaia di sostenitori nel repubblicano Texas, uno dei 14 Stati chiamati a votare il prossimo 3 marzo insieme alla California.Fra i primi a congratularsi con ‘crazy Bernie’, ‘Bernie il matto’, come lo chiama lui, è stato Donald Trump: “Una grande vittoria. Non te la far strappare. Speriamo che si comportino correttamente”, ha twittato il presidente, convinto che i democratici, così come accaduto nel 2016, faranno di tutto per fermare l’ascesa del senatore, che ritiene l’avversario perfetto per le sue tinte ‘socialiste’. Pro- prio nell’establishment del partito la tensione è alta, per lo stesso motivo: il vero nodo resta l’eleggibilità di Sanders. Le sue ricette economiche e sociali infiammano i giovanissimi ma è improbabile che risultino quelle giuste per battere Trump che, secondo il 65% degli elettori, ha buone chance di essere rieletto. Anzi, è il timore di molti, una sua conquista della nomination potrebbe mettere a rischio il controllo della Camera da parte dei democratici e il progetto di riconquista del Senato dai repubblicani. Timori che non scalfiscono Sanders e i suoi sostenitori, convinti che questa sia la volta buona al di là anche delle critiche e delle paure espresse anche dai principali network americani. Un commentatore di Msnbc, la tv liberal per eccellenza, ha paragonato la vittoria di Sanders in Nevada all’invasione nazista della Francia nel 1940, dichiarando la corsa finita e scontata la sconfitta democratica a novembre.A lanciare l’allarme su una possibile vittoria della nomination da parte di Sanders è stato anche Pete Buttigieg, terzo in Nevada staccato di oltre 30 punti. “Il senatore Sanders crede in una rivoluzione ideologica inflessibile che esclude molti democratici, per non par- lare dei molti americani che taglia fuori”, ha avvertito Mayor Pete, che ai caucus sperava di fare meglio e ora guarda con preoccupazione al South Carolina dove, fra una popolazione in prevalenza di afroamericani, stenta ad affermarsi. Soddisfatto invece Biden: dopo le delusioni dell’Iowa e del New Hampshire, la sua campagna ha tenuto e si è piazzato al secondo posto. Buttigieg e Biden puntano allo stesso pubblico elettorale e nessuno di loro è riuscito ancora ad imporsi sull’altro, come invece Sanders si è imposto sulla più diretta rivale liberal Elizabeth Warren. Il prossimo appuntamento è il 28 febbraio in South Carolina, dove Biden è in testa anche se Bernie sta accorciando le distanze. Poi il 3 marzo, con il Super Tuesday, arriva il grande test, quello in grado di chiarire in via definitiva la corsa dei democratici alla Casa Bianca. Un test non solo per chi è già in gara e potrebbe essere costretto a lasciare ma anche e soprattutto per l’esordiente Michael Bloomberg, l’unico che appare in grado di riaprire i giochi e che si gioca tutto o quasi in una sola giornata.

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