Sanders è avanti in Nevada
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
PRIMARIE/ORA IL SUO RIVALE È BLOOMBERG: “STA COMPRANDO LA NOMINATION”

WASHINGTON. In Nevada, la terra dei casinò, tutti sono pronti a scommettere su un’altra vittoria di Bernie Sanders nei caucus di sabato prossimo: sarà il primo test delle primarie dem tra le minoranze, in questo caso quella dei latinos, che rappresentano un terzo della popolazione e sono un importante blocco elettorale per il partito. Secondo una media dei sondaggi di RealClear- Politics, il senatore socialista è stabilmente avanti col 21,5%, davanti all’ ex vicepresidente Joe Biden col 18,5%. Terza la senatrice Elizabeth Warren (12%).I due candidati rivelazione, l’ex sindaco Pete Buttigieg e la senatrice Amy Klobuchar, sono invece rispettivamente quinto (9%) e sesta (7%), dietro il miliardario Tom Steyer (9,5%). Bernie continua a far leva su un movimento compatto e sulle divisioni dei moderati, che finora hanno disperso i loro voti tra Biden, Buttigieg e Klobuchar.Il futuro della corsa presidenziale è però ancora così incerto che la Culinary Workers Union, il potente sindacato del settore turistico-alberghiero del Nevada, con gli ispanici che costituiscono circa la metà degli iscritti, ha deciso di non dare il suo endorsement a nessuno. La mossa è una tegola per l’ex vicepresidente, il candidato dell’establishment che ha il disperato bisogno di affermarsi dopo le prime due sconfitte.E apre nuove possibilità per i suoi due rivali, Mayor Pete e la tre volte senatrice del Minnesota, che tuttavia è già incappata in una gaffe: intervistata da Telemundo, non ha saputo dire il nome del presidente del Messico, a differenza di Buttigieg. Ma Bernie non teme più nessuno di loro, la sua preoccupazione ora è il miliardario Mike Bloomberg.“Sta comprando la nomination con i suoi soldi”, lo ha accusato. “Non possiamo battere Trump con un candidato che ha perseguito, difeso e attuato politiche razziste come lo ‘stop and frisk’, che ha fatto vivere nella paura le comunità di colore della sua città”, ha proseguito. Anche Biden lo ha preso di mira: “Con sessanta miliardi di dollari puoi comprare un sacco di spot pubblicitari, ma non puoi cancellare i tuoi precedenti”.L’ex sindaco di New York sta diventando il nuovo bersaglio della corsa perché in ascesa nei sondaggi, a due settimane dalla sua discesa in campo nel Super Tuesday del 3 marzo, quando andranno al voto 14 Stati, oltre alle Samoa americane e ai seggi all’estero: in palio ci sono 1.357 dei 3.979 delegati, di cui 415 e 228 in California e Texas, i due Stati più popolosi. Sanders è avanti in California ma Bloomberg è in testa in Arkansas e al secondo o terzo posto in North Carolina e Texas.Ecco quindi che riaffiorano vecchi audio o video per mettere in imbarazzo l’ex sindaco della Grande Mela: dai suoi commenti sessisti alle sue politiche contro le minoranze, per le quali si è scusato solo dopo essersi candidato. E restano vive le accuse di comprarsi gli elettori con la sua immensa fortuna: finora ha già speso 400 milioni di dollari in spot, nei quali appare spesso accanto a Barack Obama per il suo impegno contro le armi o per altre cause progressiste. Pochi pensano che potrà conquistare la maggioranza dei delegati, ma se non ci riuscirà nemmeno Sanders o uno dei suoi rivali allora si potrebbe arrivare ad una “brokered convention”, dove dalla seconda votazione cominciano i negoziati per strapparsi sostenitori e arrivare al quorum. Gli esiti per ora sono imprevedibili ma Bloomberg potrebbe giocarsi le sue carte
















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