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Scattano le incompatibilità per i capi dell'intelligence

Decreto Draghi, per 3 anni dopo fine carica no a lavoro estero


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ROMA, 07 FEB - C'è mancato poco che il direttore del Dis, Elisabetta Belloni, venisse eletta presidente della Repubblica. Un passaggio - dai servizi al Quirinale - senza precedenti, ma pienamente legittimo, anche se da più parti è stato sollevato il tema dell'inopportunità. Nel frattempo il Governo stava lavorando ad un regolamento per definire le incompatibilità per i capi dell'intelligence che lasciano un incarico nel corso del quale hanno acquisito informazioni e segreti particolarmente delicati per la sicurezza nazionale. Il lavoro sì è concluso; c'è stato il via libera del Copasir ed oggi è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del Consiglio Mario Draghi che vieta per 3 anni ai vertici dei servizi di lavorare con "soggetti esteri" ed anche, se da questi ultimi influenzati, con privati italiani una volta lasciata la carica. Negli ultimi anni è successo frequentemente che i direttori del Dis si siano 'ricollocati' altrove, senza andare in pensione, dopo aver finito il mandato. L'ex direttore del Dis, Giampiero Massolo, ad esempio, è diventato presidente di Fincantieri. Luciano Carta, che ha ricoperto lo stesso ruolo all'Aise, è stato nominato presidente di Leonardo; Alessandro Pansa, anche lui con un passato al vertice del Dis, è presidente di Telecom Sparkle. Si tratta di società strategiche per l'Italia, controllate dallo Stato. Ma cosa succederebbe se invece gli ex direttori dell'Agenzie - con il loro ingombrante bagaglio di conoscenze - fossero assoldati da un ente estero? Nessuna norma lo vietava prima del decreto di oggi che quindi va a parare - seppure a tempo - un vulnus. Che si era evidenziato anche con la vicenda, apparsa sui media nel giugno scorso, degli incarichi di consulenza pagati all'ex direttore dell'Aise Alberto Manenti, dal Marco Polo Council, think tank che annovererebbe tra i suoi finanziatori il fondo sovrano degli Emirati arabi uniti. Al provvedimento hanno lavorato la stessa Belloni e l'Autorità delegata Franco Gabrielli ed anche il Copasir ha avuto un ruolo propositivo. Il testo è quindi approdato a Palazzo Chigi ed oggi ha visto la luce. E' stato adottato, si legge, proprio per "limitare il rischio di un possibile pregiudizio alla tutela del patrimonio informativo acquisito durante l'espletamento dell'incarico, ovvero alla sicurezza nazionale, che possa derivare all'instaurazione di rapporti lavorativi, professionali o di consulenza, nonchè dall'assunzione di cariche, presso soggetti esteri o a questi riconducibili". Nei tre anni successivi alla cessazione del loro incarico, quindi, i capi dei servizi ed i loro vice non potranno "svolgere attività lavorativa, professionale o consulenziale, ovvero ricoprire cariche presso i soggetti esteri, pubblici o privati". La misura si estende a coloro che "abbiano svolto incarichi dirigenziali di prima fascia di preposizione a strutture organizzative di livello dirigenziale generale". L'incompatibilità non riguarda solo i "soggetti esteri", ma anche privati italiani che operano nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonchè per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, "qualora l'influenza da parte dei soggetti esteri...sia tale da poter porre un pregiudizio alla tutela del patrimonio informativo acquisito durante l'espletamento del mandato, ovvero possa costituire altrimenti un rischio per la sicurezza nazionale".

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