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Schiarita sulla prescrizione

GOVERNO/SI RIAPRE IL DIALOGO, BONAFEDE “NON VUOLE APRIRE UNA CRISI”

di Cristina Ferrulli


ROMA. Dopo una mattinata di attacchi e minacce, sull’orlo del precipizio, Pd e M5s fermano le bocce dello scontro sulla prescrizione. E’ una schiarita politica. Non c’è ancora una soluzione di merito ma Alfonso Bonafede assicura di “non voler aprire una crisi” sulla sua riforma e di vedere “praterie” per un’intesa con i dem. Il ministro della Giustizia chiama Andrea Orlando e il vicesegretario Pd annuncia che “a giorni” i Dem presenteranno una proposta a Bonafede e al premier Giuseppe Conte, per mitigare gli effetti del blocco della prescrizione che scatterà a gennaio. Si ipotizza una norma transitoria e una serie di garanzie per i diversi gradi del processo, perché la durata “non sia infinita”. La novità è che Luigi Di Maio, inflessibile fino a ieri, saluta come “ben accetta ogni buona proposta”. Un vertice con il presidente del Consiglio potrebbe servire a trovare il punto di caduta che piaccia a tutti. La giornata parte malissimo, con scambi di accuse incrociati tra M5S e Pd. I 5S chiedono lealtà al Pd per “mettere la parola fine all’era Berlusconi che ha fatto male al nostro Paese”. I dem non la prendono bene, chiamano in causa il premier Conte, “decide lui, non le veline M5S”, e ribadiscono che altrimenti in Parlamento il Pd andrà per la sua strada per correggere la nuova prescrizione. L’impressione è che il treno corra sparato verso un punto di rottura e il capogruppo dem Graziano Delrio non ne fa mistero: “Il Pd non entra e non resta al governo a tutti i costi: se i problemi non si risolvono non stiamo a scaldar le poltrone”. A questo punto entrano in azione i pon- tieri. Gli esperti Pd si riuniscono in mattinata e esaminano due principali ipotesi per mitigare gli effetti del blocco della prescrizione prevista dalla legge “spazzacorrotti”: una è l’allungamento della sospensione della prescrizione dopo il processo di primo grado, portando l’attuale sospensione di 18 mesi prevista dalla riforma Orlando a due o tre anni. La seconda è una prescrizione processuale, cioè con una tagliola sui tempi dei diversi gradi di giudizio. Per dimostrare la buona volontà, i Dem danno in Consiglio dei ministri il disco verde alla riforma del processo civile, sul quale si era già trovato l’accordo con Bonafede. “Noi stiamo cercando di contribuire a superare questo corto circuito sulla legge Bon-Bon, Bonafede-Bongiorno”, dichiara dal Pd Orlando, sgombrando il campo da “stupidaggini” come dire che “casi come Eternit sarebbero stati risolti” con la riforma che entrerà in vigore a gennaio. Dopo la telefonata con il ministro, Orlando annuncia che i Dem presenteranno a Bonafede e Conte una proposta per gestire anche la fase di entrata in vigore del blocco (si era ipotizzata una norma nel decreto Milleproroghe). Il Guardasigilli intanto tende la mano: niente crisi, “c’è una maggioranza con cui si può dialogare meglio su questi temi, dico lavoriamo”. Bonafede è pronto a valutare le proposte a condizione, però, non si rifaccia “rientrare la prescrizione con un altro nome”. E cadono i toni ultimativi anche di Di Maio: “Ogni buona proposta che punti a far pagare chi deve pagare è ben accetta. Siamo al governo per fare le cose e le cose si fanno insieme”. “Il governo non può fermarsi per la prescrizione: troveremo un accordo”, assicura Dario Franceschini. Mentre una partita a parte la fa nella maggioranza Iv, oggi in piazza con le Camere Penali per la maratona oratoria. Come rivela il forzista Enrico Costa, oggi “nell’ufficio di presidenza della Commis- sione i gruppi di Fi, Fdi, Lega e Italia Viva hanno chiesto di fissare un calendario dei lavori che porti al voto la mia proposta entro il 23 dicembre ma Pd e M5S hanno detto ‘no’” perché “non sanno che pesci pigliare”. A questo punto ci si aspetta che Conte riunisca la maggioranza intorno al tavolo e chiuda la vicenda. Anche perché l’opposizione guarda alle divisione nella maggioranza e, come dice Matteo Salvini, spera e prevede che “in primavera si andrà a votare”.

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