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Scillieri e i soldia Lussemburgo

FONDI LEGA/ “DI RUBBA MI DISSE DEI 10MLN”. DIFESE: “SERVE PERIZIA DEL CAPANNONE”



MILANO. Mentre i due revisori contabili della Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ai domiciliari nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission, chiedono al gip una super perizia per stabilire l’esatto valore dell’immobile comprato per 800 mila euro da Lfc, dall’interrogatorio di Michele Scillieri, altro commercialista arrestato e che sta facendo ammissioni, viene a galla per la prima volta una confidenza su quei 10 milioni di euro finiti in Lussemburgo su cui da tempo indaga la Procura di Genova. I magistrati liguri, che indagano sul presunto riciclaggio dei famosi 49 milioni di euro della Lega di cui si sono perse le tracce, dal 2019 ormai si interfacciano coi pm di Milano, titolari dell’inchiesta sul caso Lfc e che vede al centro gli stessi ‘protagonisti’. Allo stesso tempo anche la Procura milanese scava su presunti fondi neri raccolti dai contabili per la Lega e sta analizzando pure le carte, comprese chat e mail, sequestrate nelle perquisizioni dei colleghi genovesi. Ora dall’ultimo verbale di sabato scorso di Scillieri, nel cui studio venne registrata la ‘Lega per Salvini premier’, trapela che Di Rubba gli avrebbe fatto una confidenza su quel flusso di denaro transitato dalla Sparkasse di Bolzano fino in Lussemburgo. A detta di Scillieri, a cui i pm hanno mostrato fatture e documenti, Di Rubba sarebbe stato a conoscenza in particolare del rientro di 3 milioni di euro in Italia. E dal verbale risulterebbe che gli altri 7 milioni sarebbero finiti ‘in pancia’ di altrettante società lussemburghesi, un milione a testa. Un racconto che offre conferme ed elementi al quadro d’indagine sul riciclaggio. Secondo i pm genovesi, quei 10 milioni, parte dei 49 spariti, sarebbero stati portati in Lussemburgo attraverso Sparkasse e alcuni intermediari. La banca, stando all’ipotesi di indagine già nota, li avrebbe collocati presso Pharus Management Lux Sa e Edmond de Rothschild le quali, a loro volta, li avrebbero investiti in altre fiduciarie. E tre milioni nel 2018 sarebbero stati riportati in Italia, subito dopo i primi sequestri disposti dai pm di Genova sui fondi ottenuti dalla Lega con la maxi truffa ai danni dello Stato quando al vertice del Carroccio c’era Umberto Bossi e tesoriere era Francesco Belsito. Nel frattempo, sulla vicenda della vendita del capannone di Cormano (Milano) con cui i professionisti e l’imprenditore vicino alla Lega Francesco Barachetti avrebbero drenato fondi pubblici, le difese di Di Rubba e Manzoni chiedono che si effettui una perizia in incidente probatorio per “uscire dall’incertezza” sul valore dell’immobile. “Prima di parlare di appropriazione di denaro pubblico” alla base dell’accusa di peculato, scrive l’avvocato Piermaria Corso, è “rilevante” accertare l’entità della somma che sarebbe stata fatta uscire dalle casse di Lfc. Per l’aggiunto Eugenio Fusco e per il pm Stefano Civardi, però, il valore attuale dell’immobile è irrilevante perché è “con il versamento della somma di 800.000 euro”, ossia col prezzo della vendita del dicembre 2017, “che si realizza il peculato”. Intanto, per venerdì prossimo è previsto un nuovo giro di interrogatori davanti ai pm e pure l’udienza al Riesame per Barachetti, l’ultimo a finire ai domiciliari. L’imprenditore probabilmente non parlerà davanti agli inquirenti, ma gli avvocati Matteo Montaruli e Massimo Borghi si apprestano a depositare una memoria al Riesame per sostenere che Barachetti incassò i soldi per i lavori di ristrutturazione effettuati ed è estraneo al peculato.

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