Sciopero generale Cgil e Uil
- direzione167
- 5 giu 2022
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“IN PIAZZA IL PAESE REALE”. CISL: IL CONFLITTO NON SERVE. SALVINI: UNA FARSA

di Barbara Marchegiani
ROMA. In piazza e pronti a tornarci. Cgil e Uil scioperano e manifestano, per chiedere risposte e riforme per il Paese, quello “reale” da cui, attaccano, la politica è sempre più distante: prova ne è quanti ormai non vanno più a votare. E questo è solo l’inizio di una “battaglia”, che parte “oggi e non ci fermeremo” per portare a casa risultati dal governo, sul lavoro, sulle pensioni e sul fisco, assicurano i segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, dalla manifestazione a Roma, una delle cinque organizzate in concomitanza con lo sciopero generale. Uno sciopero generale di nuovo senza la Cisl e ora anche senza le bandiere dei partiti: in piazza del Popolo a Roma contro una manovra considerata inadeguata e ingiusta c’è soltanto Sinistra italiana con il segretario nazionale Nicola Fratoianni. Sette anni fa la stessa spaccatura sindacale, quando il 12 dicembre 2014 Cgil e Uil scesero in piazza contro il Jobs act firmato Matteo Renzi e la manovra di allora. Una scelta ieri non condivisa dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che domani sarà in piazza con una manifestazione nel segno della “responsabilità”: il dialogo sociale con il governo “non va interrotto, perché il Paese ha bisogno di responsabilità, coesione e partecipazione, non di conflitto sterile e improduttivo”. Duri i giudizi dal fronte politico del centrodestra.Tra tutti il segretario della Lega, Matteo Salvini: “Uno sciopero-farsa contro l’Italia e i lavoratori, la Cgil ci aiuti a ricostruire il Paese anziché bloccarlo”. Il deputato di Leu Stefano Fassina invita il centrosinistra e il M5s a raccogliere “la rabbia e le proposte” della piazza. Quanto alle adesioni è guerra di cifre. I sindacati parlano di percentuali “alte” con una media dell’85% in molte realtà e in alcuni settori e di una “forte” risposta dei metalmeccanici (all’80% nel primo dato aggregato). Nei trasporti la indicano oltre il 60%. Per Confindustria, invece, nelle aziende associate, in attesa dei dati definitivi del terzo turno (che finisce domattina alle 6), “sono ben al di sotto del 5%”. Ridotte le corse di bus e metro, ma i disagi nelle grandi città risultano contenuti. I sindacati comunque tirano dritto. “Oggi ci sono cinque piazze piene” e queste “ci dicono che non siamo isolati”, ripetono Bombardieri e Landini anche dal palco, replicando pure al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Lo sciopero lo ha reso triste? Qui sono tristi i lavoratori che rischiano o non hanno un posto”. E senza risposte, “noi scioperiamo e torniamo in piazza perché non rinunciamo al’idea di una riforma vera di pensioni, fisco e lotta alla precarietà. Ora ancora con più forza”, assicura il numero uno della Cgil. Convinto che a dividere non sia lo sciopero - un diritto costituzionale - quanto piuttosto l’evasione e la precarietà. Lo sguardo, intanto, è già rivolto al tavolo di lunedì prossimo a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi sulle pensioni: l’obiettivo è avviare la riforma della legge Fornero. Intanto, nella legge di Bilancio potrebbero rientrare interventi circoscritti, come la riduzione dei requisiti contributivi (da 36 a 30 anni) per l’accesso all’Ape sociale agli edili. Ma è soprattutto sul fisco che si concentra la critica di Cgil e Uil, che dicono no ad ogni forma di condono (anche sulla rottamazione delle cartelle), di non fare Robin Hood “al contrario”, ripete Bombardieri. Perché l’intervento sulla riduzione delle aliquote Irpef non va bene e non aiuta i redditi più bassi: buste paga alla mano, sostiene Landini, per chi ha 15 mila euro l’anno il vantaggio è poco meno di 6-7 euro lordi al mese.
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