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Scontri alla veglia per Sarah

LONDRA/ MONTA LA PROTESTA. LA POLIZIA SOTTO ACCUSA. ORDINATA UN’INDAGINE



di Alessandro Logroscino

LONDRA. Si fa sempre più densa l’ombra di vergogna calata su Scotland Yard - non senza venti di bufera pronti a dilagare nei palazzi della politica britannica - per il caso di Sarah Everard, la 33enne rapita una decina di giorni fa verso le nove di sera nel tragitto fra due quartieri residenziali nemmeno periferici di Londra e poi uccisa per mano di un poliziotto secondo tutte le prime evidenze d’indagine. Non bastasse la macchia del coinvolgimento di un uomo in divisa, il 48enne Wayne Couzens, rimasto in servizio nella sorveglianza armata delle ambasciate a dispetto di almeno due denunce recenti per atti osceni, la polizia metropolitana della capitale è finita sotto tiro anche per i modi spicci, ai limiti della brutalità, con cui ieri sera ha sciolto “l’assembramento” di un centinaio di persone riunitesi per una sdegnata quanto pacifica veglia “non autorizzata” in ricordo di Sarah e per rivendicare il diritto delle donne alla propria libertà, a strade più sicure, alla sacrosanta possibilità di spostarsi da sole. La polemica sta investendo fra gli altri Cressida Dick, paradossalmente la prima comandante donna della Metropolitan Police (o Scotland Yard, che dir si voglia): a cui tutti chiedono ora conto e della quale qualche voce evoca pure le dimissioni. Priti Patel, ministra dell’Interno del governo Tory di Boris Johnson, ha intimato un’indagine interna “approfondita” sulle scene riprese ieri a Clapham, vicino a dove Sarah il 3 marzo era stata a trovare un’amica, prima di decidere d’incamminarsi a piedi verso la sua abitazione di Brixton per una passeggiata di poco più di tre quarti d’ora durante la quale ha incontrato uno spaventoso destino: suggellato dal ritrovamento dei suoi resti gettati via in un sacco nel mezzo d’un parco della contea del Kent non distante dalla casa in cui l’agente Couzens viveva con moglie e figlie. Scene di tensioni, innescate a quanto pare da qualche singolo insulto verbale (tipo “fuck the police”) fino all’improvvisa reazione aggressiva degli agenti al calar del sole: con diverse manifestanti (quasi tutte donne) trascinate via a viva forza e quattro addirittura arrestate per resistenza. Patel ha bollato questo comportamento come “sconcertante” e sproporzionato rispetto all’invocata violazione delle norme del lockdown anti Covid. Mentre alcuni media hanno rilevato l’eccesso di reazione in una città nella quale, di sabato sera, ci si ‘assembra’ qua e là senza colpo ferire da parte della forza pubblica. Il sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, la cui amministrazione ha compiti di supervisione politico-amministrativa su Scotland Yard, ha definito a sua volta “inaccettabile” l’accaduto e pretende “spiegazioni urgenti” dalla Dick. La polizia metropolitana ha affidato dal canto suo le proprie giustificazioni a un’altra funzionaria donna, la sua numero 3, Susan Ball, stando alla quale le dimostranti a un certo punto si sarebbero “affollate strettamente”. “Non vogliamo trovarci assolutamente nella necessità di dover usare la forza, ma a volte vi siamo costretti dall’esigenza prioritaria di tutelare” la salute della collettività, ha argomentato Ball. Parole che non convincono affatto chi, come il leader liberal democratico Ed Davey, chiede apertamente la testa di dame Cressida (che esclude di volersi dimettere). Tanto meno contribuiscono a spegnere la collera di tutte le anime del movimento delle donne: sia di coloro che avevano accettato obtorto collo lo stop imposto da Scotland Yard causa Covid alla veglia annunciata sotto le insegne dello slogan ‘Reclaim these Streets’; sia del gruppo minoritario che invece alla fine ha ritenuto di sfidare - sebbene senza violenza - il divieto. Sullo sfondo d’una vicenda non destinata certo a esaurirsi solo in gesti simbolici contro l’orrore del femminicidio, come l’accensione di candele promossa sempre ieri di fronte a milioni di case di tutto il Regno Unito (Downing Street inclusa) con tanto d’adesione pubblica di figure quali Carrie Symonds, giovane compagna di Boris Johnson, o la duchessa di Cambridge. E minaccia d’investire il governo medesimo alla vigilia della presentazione alla Camera dei Comuni di una controversa proposta di legge agganciata di straforo alla normativa sui poteri d’emergenza fatta approvare in tempi di pandemia: proposta che mira a dare mano più libera proprio ai poliziotti contro il minimo eccesso di raduni o proteste di piazza.

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