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Scure sulle imprese italiane

IL MERCATO AGROALIMENTARE RISCHIA UN’ALTRA BATOSTA CON NUOVI DAZI USA


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NEW YORK. Fare fronte comune per sostenere il mercato agroalimentare e le imprese italiane che rischiano di essere nuovamente colpite dai dazi Usa, a tre mesi dalla prima blacklist che ha già colpito formaggi, salami e liquori. E’ l’appello lanciato da Cia-Agricoltori Italiani al commissario Ue al Commercio, Phil Hogan, che oggi sarà in missione a Washington per provare ad arrestare l’escalation della guerra commerciale voluta da Trump. Nel mirino ci sono il vino e l’olio italiani con dazi che potrebbero schizzare fino al 100%, mentre per i formaggi la scure potrebbe passare dall’attuale 25% al 50%. “L’imposizione di nuovi dazi mette a rischio un mercato florido per le nostre aziende”, spiega il presidente Cia, Dino Scanavino, secondo il quale, “tutto questo non sarebbe successo se tra Stati Uniti ed Europa non si fosse interrotto il processo negoziale del Ttip all’interno di una cornice commerciale bilaterale nel rispetto del principio di reciprocità delle regole”. Le ripercussioni di questi nuovi dazi avrebbero un forte impatto negativo anche per la filiera del vino oltreoceano, che comprende importatori, distributori, trasportatori, enoteche fino a includere tutto il settore della ristorazione a stelle e strisce che, evidenzia Cia, da solo vale 180 miliardi di dollari e dà lavoro a 3 milioni di persone.  Alcuni importatori hanno recentemente posticipato gli ordini per paura che le tariffe applicate alle merci in transito possano stravolgere il mercato, fa sapere Cia, secondo cui il rischio è di lasciar strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato davvero appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. “Bene l’impegno della Commissione, ma per arginare la minaccia dazi Usa c’è bisogno che l’Italia avvii un dialogo diretto in parallelo”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, alla vigilia della missione a Washington del commissario Ue al commercio, Phil Hogan. Un’esortazione al Governo italiano perché si impegni in prima persona a difendere gli interessi del Paese. “Interessi non trascurabili - dicono dall’organizzazione che rappresenta il meglio del Made in Italy agroalimentare - se consideriamo che si concludono oggi le consultazioni del dipartimento del Commercio degli Usa e che potremmo ritrovarci con il valore dei dazi inflitti al nostro settore quadruplicato”.

Da mezzo miliardo di euro a 2 miliardi: questo il rischio connesso all’entrata in vigore di una nuova blacklist di prodotti che potrebbe aggiungere vino, pasta e olio, al già lunghissimo elenco di prodotti caduti nella rete dei dazi al 25%. “Un danno gravissimo che colpirebbe come una scure la metà del nostro export verso gli Stati Uniti - ricordiamo che con 4,5 miliardi di euro gli Usa sono il primo mercato di sbocco fuori dall’Ue, il secondo dopo la Germania e il primo in assoluto per crescita, + 13% nei primi 9 mesi del 2019 - già messo a dura prova dalle misure di ottobre che si sono rivelate un “attacco selettivo” alle eccellenze italiane più imitate, parmigiano, salame e mortadella in primis”. Un quadro disastroso a cui andrebbe aggiunta la minaccia lanciata recentemente dall’amministrazione Trump di dazi al 100% che renderebbe non più competitivi i nostri prodotti. “Si continui con le trattative a livello europeo, giuste e necessarie, ma non si rinunci a trattare singolarmente, come già altri Stati stanno facendo, per evitare il precipizio: in un momento come questo, con consumi interni al palo, non possiamo permetterci di zavorrare l’export agroalimentare, uno dei pochi traini del Paese”. A chiedere con un’interrogazione in commissione Ue della Camera, nel giorno in cui scade l’ultimatum americano sui nuovi dazi da applicare anche ai cibi Made in Italy, è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli. “Amendola si desti - attacca Montaruli - e intervenga sulla questione dei dazi Usa. Se gli agricoltori sono costretti a scrivere alla Commissione Ue è perché il Governo è immobile. Il Made in Italy va tutelato. Cosa sta facendo il ministro delle politiche Ue?”. “Non possiamo lasciare sole lo nostre aziende nel pagare le conseguenze di una vicenda in cui non siamo mai stati parte in causa - aggiunge la parlamentare -. Non possiamo lasciare nelle mani dei commissari Ue, notoriamente non molto “sensibili” alla specificità delle nostre eccellenze, il destino dei nostri produttori. Per questo Amendola deve fare la sua parte insieme a tutti gli altri ministri competenti per far sentire la voce dell’Italia e difendere i nostri interessi”.

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