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Segnale di Draghi ai sindacati

MANOVRA/IL PREMIER CONVOCA CGIL, CISL E UIL A PALAZZO CHIGI PER UN NUOVO CONFRONTO



di Silvia Gasparetto e Serenella Mattera

ROMA. Un nuovo intervento di decontribuzione, una tantum, nel 2022. È la novità di rilievo che il governo potrebbe inserire in legge di bilancio, insieme all'annunciato nuovo stanziamento per mitigare il caro bollette. L'idea è agire sul cuneo per aiutare i redditi più bassi, meno toccati dal taglio dell'Irpef. Con una misura che sembra venire incontro anche alle richieste dei sindacati, dopo la rottura del tavolo al ministero dell'Economia. Sul piano politico un segnale di apertura Mario Draghi lo invia con la convocazione di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi, per un nuovo confronto sulla ma novra, prima del rush finale in Parlamento. Il premier riceve i sindacati dopo aver chiuso le 'consultazioni’ con i partiti, con una serie di incontri per provare a svelenire i toni, scongiurare il "Vietnam" parlamentare e aprire la via a un pacchetto di modifiche concordate alla manovra, nella consapevolezza che le risorse non sono infinite, tutti dovranno essere un po’ scontentati. Draghi sceglie fino all'ultimo la via dell'ascolto, di un confronto ampio sia con i partiti che con le parti sociali. A Palazzo Chigi ieri è stato il giorno degli incontri con i piccoli gruppi, le Autonomie, Coraggio Italia, Italia viva e Leu. La sinistra lo sollecita a dar risposta alle preoccupazioni dei sindacati: Cgil, Cisl e Uil lamentano poco ascolto da parte del ministro Daniele Franco, definiscono il governo "Robin Hood al contrario", lasciano intravedere la possibilità di uno sciopero. Draghi assicura massima apertura e convoca i segretari confederali a un tavolo con Franco e con il ministro Andrea Orlando, che la settimana prossima avvierà anche il confronto sulle pensioni. Scongiurare rotture - è la convinzione - è essenziale per evitare che il percorso della manovra al Senato, già in enorme ritardo, diventi un calvario: un segnale sui contributi "parlerebbe" a tutti i partiti, da Leu a Fdi, dai sindacati a Confindustria. Lo spazio per le modifiche parlamentari è sulla carta limitato a 600 milioni, ma è comparso un "tesoretto" di circa un miliardo dal minor costo del taglio Irpef e Irap nel 2022 e secondo fonti governative ci sono volendo anche margini ulteriori (grazie al deficit già autorizzato dal Parlamento): a valle della decisione politica, è il ragionamento, si studieranno le opzioni tecniche e c'è. chi ipotizza che il mix tra taglio delle tasse e dei contributi possa portare il pacchetto fino a 10 miliardi. Di sicuro arriveranno altre risorse contro il caro bollette: col prezzo del gas che rischia di raddoppiare a inizio 2022 e i rincari complessivi che qualche associazione dei consumatori inizia a calcolare in migliaia di euro, anche l'esecutivo si è convinto a rafforzare fin da subito la dote da 2 miliardi già prevista in manovra. La novità è l'idea di dare un ulteriore sollievo alle fasce più povere della popolazione. Per questo si starebbe ragionando di accompagnare la riforma dell'Irpef con un intervento una tantum di decontribuzione, in grado di raggiungere anche chi le tasse le paga poco o per niente, come i dieci milioni di incapienti. La platea però è ampia e per coprirla tutta, secondo stime governative, servirebbero circa due miliardi. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di ridurre il Cuaf, il contributo agli assegni familiari a carico dei datori di lavoro (lo pagano anche le famiglie per colf e badanti) visto che da gennaio scatta il nuovo assegno unico per i figli che assorbe tutti i vecchi aiuti alla famiglia e che dovrà essere armonizzato con la riforma Irpef. Sul Superbonus, altro oggetto delle pressioni di tutti i partiti, si starebbe valutando - tra le ipotesi di mediazione - di alzare il tetto Isee per le villette da 25mila a 40mila euro. Ma andranno fatti i conti con le altre richieste di maggioranza come quella di Pd e Leu di dare di più alla scuola. Un nodo assai spinoso resta quello del reddito di cittadinanza, preso di mira anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: tutti i partiti chiedono modifiche, M5s e sinistra per ampliare la platea (anche per gli stranieri), Iv e centrodestra per ridurla. Qualche cambiamento potrebbe ancora esserci, anche per recepire le indicazioni della commissione Saraceno.

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