Spunta il tesoretto Irpef
- direzione167
- 5 giu 2022
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PRESSING PER IL TAGLIO DELLE BOLLETTE. LITE M5S-LEGA SUL SUPERBONUS

ROMA. Destinare più soldi al taglio delle bollette, magari con un occhio di riguardo per le imprese che, per ora, sembrano le più scontente della riforma del fisco. Prima ancora che sia blindato l’accordo tra maggioranza e governo sull’anticipo del taglio delle tasse in manovra, già tornano i distinguo tra i partiti non solo su come utilizzare un “tesoretto” della nuova Irpef, che il primo anno richiede un po’ meno dei 7 miliardi previsti a regime, ma anche, una novità, sul Superbonus. Mario Draghi ascolterà i partiti della sua maggioranza la prossima settimana, prima di mettere il sigillo a una intesa che riscrive il prelievo per dipendenti, autonomi e pensionati, e alleggerisce il conto dell’Irap per circa un milione di partite Iva. Ma il confronto, con i capigruppo e i capidelegazione, sarà esteso all’intero pacchetto della manovra su cui il Pd non nasconde le sue preoccupazioni. Prima lo stallo per la scelta del relatore, superato con un inusuale soluzione a tre (uno di centrodestra, uno di centrosinistra e uno M5S), poi le continue scaramucce su alcuni dei temi bandiera per gli uni o per gli altri, a partire dal Reddito di cittadinanza, fanno temere il vicesegretario dem Giuseppe Provenzano che l’iter stesso della manovra sia “ a rischio”. L’ultimo fronte si apre tra gli ex alleati gialloverdi: Matteo Salvini, dopo aver difeso l’accorso sulle tasse perché “non porterà nessuno a pagare più Irpef”, non solo torna a chiedere di rimettere mano agli sprechi del Reddito ma lancia l’idea - che troverebbe Draghi, dice, “non in disaccordo” - di eliminare il tetto Isee sulle villette, come chiedono, ma di farlo abbassando il Superbonus dal 110 all’80%. “No grazie” è la secca risposta del capodelegazione M5S Stefano Patuanelli. Ma sul tema si attende una pioggia di emendamenti, che vanno presentati entro lunedì in Senato. Dovrebbero non arrivare, invece, proposte di maggioranza sul taglio delle tasse visto che l’intesa siglata al Mef dovrebbe tradursi in un emendamento del governo su cui i partiti si potranno quindi esercitare in un secondo momento. La Lega peraltro insiste sulle microtas- se e sulla flat tax fino a 100mila euro, i 5 Stelle hanno già presentato al decreto fiscale la loro proposta di easy tax per l’uscita graduale dal regime agevolato al 15%. Ma si tratta di interventi che andranno valutati semmai nella cornice più ampia della delega fiscale, che mercoledì inizierà il suo iter alla Camera. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare al primo sì dei deputati prima dell’elezione del presidente della Repubblica ma molto dipenderà dal tasso di litigiosità della maggioranza. La delega dovrebbe essere la sede per completare la riforma dell’Irpef e arrivare a tre sole aliquote. Per il momento con il passaggio da 5 a 4 ci sarà “un calo medio del 3,8% con punte del 7% per la fascia di 40-45 mila”, dice sempre Salvini. Il primo anno costerà meno di 7 miliardi per effetto in particolare del meccanismo di saldo/ acconto cui sono soggette le partite Iva. Prime stime arrivano a 1 miliardo di avanzi ma i calcoli sono ancora in corso e i partiti, in primis la Lega ma anche il Pd, avrebbero chiesto già al tavolo al Mef di spostare le risorse contro il carobollette. L’idea non convince tutti, “bisogna vedere come si fa, conti alla mano”, dice un senatore, e al Mef ci sarebbe prudenza su come utilizzare risparmi che al momento sono ancora “eventuali” visto che l’accordo va ancora perfezionato. Parte dei fondi, tra l’altro, potrebbero servire per coprire per intero la cancellazione dell’Irap che avrebbe bisogno, nello schema uscito per ora dal tavolo Mef, di circa 300 milioni in più del miliardo ipotizzato. Tra le verifiche in corso ci sarebbe anche quella di una “soluzione ponte” per allineare la nuova Irpef all’assegno unico, in partenza a marzo: anche il taglio delle tasse partirebbe lo stesso mese ma gennaio e febbraio 2022 non andrebbero persi e sarebbero “compensati” in corso d’anno con un conguaglio.
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