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Srebrenica piange i suoi mariti

Sarajevo/Venticinque anni fa l’eccidio di 8 mila innocenti massacrati dalle truppe serbo-bosniache



SARAJEVO. A un quarto di secolo dal genocidio di Srebrenica, la comunità internazionale ha ammesso oggi ancora una volta di non aver saputo evitare un massacro di civili di portata mai vista in Europa dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, affermando che "quel fallimento perseguiterà la nostra storia per sempre", come ha sintetizzato per tutti il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Al Cimitero Memoriale di Potocari, alle porte di Srebrenica, si sono rinnovati il dolore e le lacrime di madri, figli e parenti delle 8 mila vittime innocenti massacrate 25 anni fa dalle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladic. Per l'emergenza sanitaria, quest'anno è stato molto più limitato l'afflusso al mare inquietante di stele bianche, testimonianza dell'orribile eccidio che continua a pesare come un macigno sulle coscienze degli europei. Anche le commemorazioni ufficiali sono state pesantemente condizionate dalle restrizioni anti-Covid, con la presenza di un numero molto limitato di persone e messaggi video. Dopo l'intervento di tutte le autorità politiche e religiose della Bosnia-Erzegovina - ad eccezione dei rappresentanti serbi, la gran parte dei quali nega il genocidio e glorifica i criminali di guerra - sono stati presentati in video i messaggi di vari capi di Stato e di governo e di organizzazioni internazionali, per l'Italia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sono intervenuti tra gli altri Bill Clinton, Emmanuel Macron, Mike Pompeo. "I revisionisti vogliono sotterrare la verità con lo stesso accanimento con il quale furono sterminati ottomila uomini e ragazzi", ha denunciato Carmel Agius, presidente del Meccanismo residuale, l'organismo che ha sostituito all'Aja il Tribunale internazionale penale per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi). Gli ha fatto eco Serge Brammertz, procuratore capo del Tribunale dell'Aja, secondo il quale "per costruire il futuro va condannata all'unisono la negazione del genocidio". Nel pomeriggio, con una cerimonia religiosa e alla sola presenza dei familiari, accanto alle 6.643 tombe già esistenti, sono state tumulate le spoglie di altre nove vittime del genocidio, le ultime identificate quest'anno. Srebrenica, dopo quasi tre anni di assedio, cadde l'11 luglio 1995 nelle mani delle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic, già condannato all'ergastolo in primo grado e in attesa del giudizio di appello. Il leader politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, sta già scontando da parte sua la condanna definitiva all'ergastolo. Per il genocidio di Srebrenica diversi altri ufficiali serbi sono stati condannati dalla giustizia internazionale e da quella bosniaca a pene che variano dai cinque anni di reclusione all'ergastolo. Un anno fa invece la Corte suprema olandese, con una sentenza, ha ridotto l'entità della responsabilità dei Paesi Bassi per 350 vittime del genocidio, in una sorta di autoassoluzione nazionale per i caschi blu olandesi che consegnarono ai serbi migliaia di rifugiati nella loro base.

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