Sul lavoro la strage è infinita
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
VARESE/PRECIPITA DA UN PONTEGGIO IN UN CANTIERE, MORTO SUL COLPO UN OPERAIO DI 52 ANNI

di Valentina Rigano
VARESE. Un attimo di distrazione fatale, un malore o la mancanza di dispositivi idonei di sicurezza, sono le ipotesi a cui gli inquirenti dovranno rispondere per spiegare la morte di Marco Oldrati, 52 enne della provincia di Bergamo, precipitato da un ponteggio all’interno del cantiere di un centro commerciale a Tradate (Varese). Una nuova vittima sul lavoro dopo i casi che si susseguono ogni giorno. Oldrati, operaio esperto dipendente della ditta Demco di Seriate (Bergamo), sposato con due figli, era sulla struttura quando è caduto nel vuoto, senza che nessuno dei suoi colleghi potesse fare nulla per impedirlo. Nonostante i soccorritori del 118 siano arrivati in pochi minuti, pronto a decollare anche un elicottero proveniente dall’ospedale Sant’Anna di Como, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Il grave trauma cranico che ha riportato e il conseguente arresto cardiaco non gli hanno lasciato scampo. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i tecnici Ats e i carabinieri, che hanno raccolto tutte le testimonianze del caso e avviato i primi accertamenti. La Procura di Varese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti, e sequestrato la porzione di cantiere dove si è verificata la tragedia. Nei prossimi giorni verrà effettuata l’autopsia per poter cristallizzare cosa ne abbia causato il decesso. Sul luogo dell’incidente sono arrivati anche i rappresentanti sindacali, in questi giorni drammaticamente impegnati in presidi per altre morti bianche in Lombardia e nel resto del paese. Le ipotesi al momento aperte sono diverse, ovvero un malore antecedente la caduta o un “passo falso” e, soprattutto, l’effettiva presenza e l’utilizzo di tutti i dispositivi di sicurezza previsti per legge. “Abbiamo proclamato quattro ore di sciopero a livello provinciale in tutte le aziende per il prossimo 11 maggio”, ha dichiarato Rino Carlo Pezone, segreteria Fiom Cgil, “ci sono troppi pochi controlli da parte dell’ispettorato del lavoro, ma ad ogni modo ci vorrebbe qualcosa di più incisivo di una sanzione”. Poi ha aggiunto “non
si può andare a lavorare e morire, lo ribadisco”. Nella sola Lombardia ci sono state tre vittime in quattro giorni: il 5 maggio è morto, sempre in provincia di Varese, a Busto Arsizio Christian Martinelli, schiacciato da una alesatrice all’interno della fabbrica dove lavorava da trent’anni. Il giorno dopo, nella Bergamasca è toccato a Maurizio Gritti, 47 anni, travolto da una lastra di cemento in un cantiere a Pagazzano. E la situazione si ripete in tutta Italia. A Prato è morta, a 22 anni, Luana D’Orazio, schiacciata da una pressa. Giovedì pomeriggio, il 37 enne Andrea Recchia, operaio, è stato travolto ed ucciso da 14 quintali di mangime a Sorbolo, nel Parmense, stessa sorte toccata ad un altro lavoratore di 64 anni in provincia di Bolzano venerdì mattina, giorno in cui a Gubbio sono morti nell’esplosione di un laboratorio la 52enne Elisabetta Innocenti e Samuel Cuffaro, un ragazzo di 19 anni che aveva un contratto a chiamata. E anche ieri c’è stato un altro incidente mortale sul lavoro. A Lamezia Terme un uomo di 50 anni è morto mentre era alla guida del suo trattore per andare al lavorare in u fondo. Il mezzo si è ribaltato in una scarpata mentre stava percorrendo una stradina interpoderale. Al momento non è stato ancora accertato se abbia perso il controllo per un malore o per altro. Il corpo è rimasto incastrato sotto il trattore rovesciato, per lui non c’è stato niente da fare.
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