Svelati i segreti del dolore
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
NOBEL/IL PREMO PER LA MEDICINA ASSEGNATO A UN AMERICANO E A UN LIBANESE

di Enrica Battifoglia
ROMA. Permettono di percepire il caldo e il freddo, ma sono anche la base per capire il dolore, i meccanismi antichissimi la cui scoperta è stata premiata con il Nobel per la Medicina 2021. A individuarli sono stati l’americano David Julius, 66 anni, che insegna alla Columbia University di New York e il libanese Ardem Patapoutian, 54 anni, che lavora negli Stati Uniti nell’istituto californiano Scripps a La Jolla. Se la telefonata della Fondazione Nobel che poco prima dell’annuncio avverte i vincitori è sempre una sorpresa, per Patapoutian lo è stata doppiamente. “Avevo impostato la modalità ‘non disturbare’ sul mio telefono e per questo non ho ricevuto le sue telefonate”, ha detto in seguito parlando con un rappresentante della Fondazione. “Poi - ha aggiunto - in qualche modo ho trovato la chiamata di mio padre, che ha 92 anni e vive a Los Angeles. E così ho saputo del premio da lui”. Le loro sono state scoperte apripista, destinate ad avere ricadute nei prossimi anni. Tutto è cominciato alla fine degli anni ’90, dalle ricerche su un composto presente nel peperoncino, la capsaicina responsabile della sensazione di bruciore. Con i suoi collaboratori mise quindi a punto una banca dati con milioni di geni espressi dai neuroni sensoriali che reagiscono al dolore, al calore e al tatto ed è stata questa la base della ricerca lunga e complessa che ha permesso di scoprire il gene TRPV1. Patapoutian è stato invece premiato per la scoperta dei geni Piezo1 e Piezo2, legati alla percezione della pressione e che hanno aperto la via alla ricerca sui meccanismi alla base del dolore. “Capire le basi molecolari del dolore è fondamentale perché è alla base del nostro rapporto con l’ambiente: è un meccanismo evolutivo importante perché è sulla base di questa percezione che si decide se fuggire o meno davanti a un pericolo”, ha osservato il genetista Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma Tor Vergata. Quasi tutti i geni scoperti da Julius e Patapoutian sono dei canali ionici, ossia proteine che si comportano come vere e proprie vie di comunicazione delle cellule che, attraversando la membrana che avvolge la cellula permette il passaggio di ioni dall’esterno all’interno e viceversa. Le ricerche premiate con il Nobel hanno anche fornito e continuano a fornire materiale per studiare il problema del dolore cronico, del quale si stima che nel mondo colpisca un miliardo e mezzo di persone. Per esempio uno dei geni scoperti da Patapoutian, chiamato Piezo1, ha mutazioni legate a malattie importanti, come distrofia muscolare e forme di anemia, come la stomatocitosi che porta i globuli rossi a disidratarsi e dà resistenza alla malaria”. Proprio questo è il tema di una delle ricerche che il Nobel conduce dal 2017 in collaborazione con l’Italia, con il gruppo del genetista Achille Iolason, dell’Università Federico II e del Ceinge-Biotecnologie avanzate. Dopo i primi risultati pubblicati nel dicembre scorso la ricerca va avanti e il prossimo obiettivo è capire meglio i meccanismi di attivazione del carico di ferro e individuare nuovi bersagli terapeutici.
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