Tagliata la testa al “serpente”
- direzione167
- 5 giu 2022
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COSENZA/SODALIZIO MALAVITOSO TRA ITALIAN E ROM: 18 FERMI. GRATTERI: “SI PUÒ CREDERE IN NOI”

COSENZA. Avevano stretto un patto criminale per dividersi il territorio e le attività illecite le due cosche di 'ndrangheta - i Lanzino-Ruà-Patitucci ovvero gli italiani e gli Zingari, soggetti di etnia rom ormai pienamente integrati - che esercitavano il loro potere criminale sulla città di Cosenza. Una morsa, a base di reati e angherie di ogni genere, che si è sfaldata sotto i colpi dell'operazione "Testa di serpente" coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta da Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza che ha portato all'esecuzione di 18 fermi di indiziato di delitto nei confronti di boss e gregari appartenenti ai due clan. Omicidio, estorsioni, usura, spaccio di droga, detenzione di armi e lesioni sono le accuse contestate, a vario titolo, agli indagati. A cementare l'accordo tra le parti c'era, però, il comune intento di consolidare la presa criminale sulla città e sulle sue attività economiche non risparmiando le maniere forti: pestaggi e aggressioni anche in luoghi pubblici e affollati come i centri commerciali. Gli imprenditori venivano invitati a "cercare un buon amico per mettersi a posto". A squarciare il velo che copriva l'avanzata è stato anche l'omicidio di Luca Bruni, presunto boss della 'ndrangheta cosentina scomparso il 3 gennaio 2012 ed il cui cadavere è stato trovato nel dicembre 2014, la cui esecuzione viene contestata ad alcuni dei fermatiBruni, secondo gli investigatori aveva assunto un ruolo di vertice all'interno del proprio gruppo dopo la morte del fratello Michele e stava tentando di organizzarsi per ampliare il raggio d'azione della pro- pria cosca. Un tentativo che sareb- be stato in contrasto con le condizioni del patto esistente tra "italiani" e "zingari". Nel corso delle indagini, gli investigatori della squadra mobile, del Nucleo operativo dei carabinieri e della Guardia di finanza di Cosenza avrebbero accertato numerosi casi di estorsione. Inoltre, le cosche avrebbero avuto la disponibilità di armi, alcune delle quali sequestrate nel corso delle indagini. E all'uscita dei fermati dalla Questura non sono mancati momenti di tensione tra agenti e familiari. Il più esagitato è stato un minore la cui posizione è al vaglio della Procura per i minorenni. "La collettività - ha affermato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa - può continuare a credere in noi, oggi le forze dell'ordine hanno lavorato come un unico corpo, un'unica polizia giudiziaria coordinata da un'unica Procura. E sono state azzerate le fughe di notizie".
E proprio il procuratore Gratteri, si conferma nemico pubblico n.1 per le cosche calabresi al punto che contro di lui era stato progettato un attentato poi fallito. "Questo se non lo fermano - hanno detto in un'intercettazione i fratelli Antonio e Natale Ribecco, il primo dei quali è stato arrestato giovedì nell'operazione "Infectio" che ha fatto luce sulla presenza della 'ndrangheta calabrese in Umbria - li piglia a tutti. Li piglia a tutti però .. però quattro o cinque anni fa .. l'hanno fallito ... Stava andando a Crotone .. per lui avevano trovato pure i cosi .. o si sono spaventati ..".
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