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“Tanto è un’emergenza”

Dispositivi inesistenti: arrestato Ieffi. L’Arcuri nel suo passato




ROMA. "Proviamoci, tanto è una emergenza". Una intercettazione racconta e descrive il progetto illecito di Antonello Ieffi, imprenditore nato a Cassino, classe 1978, che forse passerà alla storia con un triste primato: il primo arrestato per reati contro la pubblica amministrazione per l'emergenza Coronavirus. Nei sui confronti, la Procura di Roma contesta il tentativo di turbativa d'asta e l'inadempimento di contratti di pubbliche forniture nell'indagine avviata dopo una denuncia di Consip e relativa alla fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche. Una torta da quasi 15 milioni di euro su cui l'imprenditore, con un passato anche da rotocalchi rosa per flirt da copertina come quello con l'attrice Manuela Arcuri, voleva a tutti i costi mettere le mani anche senza avere alcun tipo di credenziali, così come accertato in tempi record dalla Guardia di Finanza e dal Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma. "Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina...quando c'è stata l'emergenza, ho chiamato le ditte giù per dire, ma avete le mascherine, sta roba...mi sono messo in mezzo a questa cosa qua...perché intanto fai del bene... è una emergenza", affermava al telefono nei primi giorni di marzo. Da quel momento Ieffi ha messo in campo tutti i mezzi possibili per arrivare ad accaparrarsi una "fetta" di quella gara d'appalto. La denuncia recapitata a piazzale Clodio da Consip faceva riferimento ad una serie di anomalie riscontrate nell'ambito della procedura di una gara, del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro, bandita d'urgenza per garantire l'approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. In particolare, il lotto n. 6 della gara, dell'importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di mascherine chirurgiche, e che era stata vinta da Biocrea Società Agricola a Responsabilità Limitata. La società, con la sottoscrizione di apposito Accordo Quadro con Consip, si era impegnata, tra l'altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall'ordine. Da subito, però, qualcosa non tornava alla stazione appaltante. Ieffi interloquiva per conto dell'impresa sebbene non risultasse nella compagne societaria lamentandosi per problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce, che lui assicurava essere giàdisponibile in un punto di stoccaggio in Cina. Alle richieste di Consip, Ieffi rassicurava che si stava adoperando per risolvere la situazione affermando, tra le altre cose, di avere inviato il 16 marzo "una comunicazione all'onorevole Luigi Di Maio con la quale chiedeva un aiuto per la soluzione di una non meglio precisata problematica legata all'importazione di queste mascherine". Alla data di scadenza prevista nel contratto per la prima consegna di mascherine è stata effettuata all'aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun un'ispezione, che ha l'inesistenza del carico dichiarato. Nessuna mascherina in direzione Italia. Le indagini hanno fatto emergere che la società aveva "pregresse posizioni debitorie per violazioni tributarie, per oltre 150 mila euro nei confronti dell'Erario e non dichiarate in sede di procedura dalla società. Questa situazione ha comportato l'esclusione di Biocrea dalla procedura e l'annullamento in autotutela da parte di Consip. Per il gip Valerio Savio siamo in presenza di una vera e propria "puntata d'azzardo giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto". Secondo quanto ricostruito dalla Gdf, l'imprenditore essendo gravato da prece- denti sia giudiziari (seppure non ancora definitivi) che di polizia ha cercato di dissimulare la riconducibilità a sé della società, pur rimanendone l'esclusivo dominus, nominando come amministratore, in concomitanza con la pubblicazione del bando, un "prestanome". ITutto ciò, scrive il gip, evidenzia una "capacità a delinquere" nell'avere "perseguito il profitto con una azione tanto 'veloce' e 'pronta' a cogliere l'occasione quanto spregiudicata e temeraria". Sebbene tentativo non sia andato a buon fine, l'imprenditore non si è dato per vinto e si è "immediatamente" riorganizzato con una nuova società per provare ad aggiudicarsi un altro appalto pubblico ma anche in questo caso Consip ha rilevato l'incompatibilità con i requisiti di partecipazione richiesti.

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