Torna la caccia in 15 regioni
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
STOP IN VENETO E TOSCANA. IRA DELLA LEGA DI DIFESA DEGLI ANIMALI CONTRO LE LOBBY VENATORIE

di Laura Giannoni
ROMA. Parte in anticipo come ormai ogni anno la stagione venatoria. Da oggi 2 settembre le preaperture della caccia consentiranno di sparare in 15 regioni, in deroga alla legge che prevede il via libera alle doppiette solo dalla terza settimana di settembre. Una concessione ai cacciatori - dicono le associazioni ambientaliste - che viola le leggi italiane ed europee, e che espone il Paese anche al rischio di una procedura di infrazione Ue. Le preaperture quest'anno interessano tutte le regioni a eccezione di Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. In quest'ultima lo stop è arrivato in extremis dal Tar, che ha accolto il ricorso degli ambientalisti. Ricorso vinto anche in Toscana dove il Tar aveva deliberato la sospensiva ma la stessa Regione, in tarda serata, ha precisato che la preapertura della caccia in deroga, a partire dal 2 settembre, per tortore e storni, è ancora in vigore. La Giunta, infatti ha approvato una delibera che, rifacendosi alla decisione dei giudici amministrativi, ha stabilito che il numero di tortore prelevabili sia di 5 per giornata e per ciascun cacciatore, nel rispetto del limite stagionale di 20 capi stabiliti nel calendario venatorio regionale. Piemonte e Basilicata sono le regioni a concedere il maggior numero di giornate di caccia in preapertura (8), seguite da Marche (7) ed Emilia-Romagna (5). A finire nel mirino sono 12 specie: cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia, colombaccio, merlo, alzavola, beccaccino, marzaiola, quaglia, germano reale e tortora selvatica. Proprio per la tortora, una specie vulnerabile che versa in un cattivo stato di conservazione, "è molto concreto il rischio che l'Italia diventi oggetto di una procedura di infrazione europea, come accaduto per Francia e Spagna", avverte la Lipu. "La caccia alla tortora selvatica è autorizzata nonostante le richieste internazionali di moratoria, l'opposizione del ministero dell'Ambiente italiano, il Piano di gestione nazionale della specie che sconsiglia le preaperture, e il parere negativo dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Un'incredibile serie di divieti - evidenzia la Lipu - che le regioni hanno inteso disattendere, a dimostrazione della totale sudditanza culturale e politica nei confronti del mondo venatorio". Contro le preaperture, in deroga alla legge 157 del 1992, torna a schierarsi anche il Wwf: "Le deroghe sono quasi sempre autorizzate in violazione delle leggi italiane ed europee poste a tutela degli animali selvatici e delle aree dove vivono, si nutrono e si riproducono". Per le regioni, sostiene il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta, "la fauna è 'selvaggina’ da sacrificare alla lobby dei cacciatori per avere qualche voto in più alle elezioni. Né il Governo nazionale, né l'Ue riescono a mettere in campo misure idonee a contrastare questa deregulation. E la mancanza di controlli fa il resto". Dello stesso avviso la deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, che denuncia il "sostanziale asservimento delle amministrazioni regionali alle lobby venatorie".
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