Tre afroamericane in pole
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
KAMALA HARRIS, KAREN BASS E SUSAN RICE SI CONTENDONO LA SCELTA DI BIDEN

di Ugo Caltagirone
WASHINGTON. L’ora delle grandi scelte per Joe Biden si avvicina. Una scelta che, in caso di vittoria a novembre, e’ destinata a fare la storia con l’ingresso alla Casa Bianca della prima donna vicepresidente. E se sarà una donna di origini afroamericane, quel soffitto di cristallo che non riuscì a infrangere Hillary Clinton andrà in pezzi per ben due volte. Ma la strada per Biden è ancora irta di ostacoli. Aveva indicato il primo agosto come la data indicativa dell’atteso annuncio. Ora l’ex vicepresidente sembra aver bisogno di qualche giorno in più, con il nome del suo ‘ticket’ presidenziale che difficilmente verra’ ufficializzato prima del 10 agosto, di fatto a una settimana dalla convention democratica che lo incoronerà con la nomination presidenziale.

Nell’ultima fase della selezione, quella che prevede dei fitti colloqui ‘one-to-one’ con le candidate, sarebbero tre le finaliste rimaste a giocarsi la partita. E il condizionale è d’obbligo, visto che tutto viene portato avanti in massima segretezza e che la rosa originaria contiene comunque una decina di nomi, nessuno dei quali sarebbe del tutto tramontato. La ‘short list’, affermano i bene informati, contiene i nomi della deputata Karen Bass, 66 anni, dell’ex consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice, 55 anni, e della senatrice Kamala Harris, 55 anni. Tutte afroamericane. Un peso enorme sulla scelta di Biden lo avranno la moglie Jill, aspi- rante first lady, e la sorella Valerie Biden Owens, di fatto le più strette e fidate consigliere della sua campagna elettorale. L’identikit che Biden ha in mente è chiaro: oltre ai buoni rapporti personali, la sua compagna di avventura dovrà essere una vera e propria partner di governo, come lui lo fu con Barack Obama. Ma in questo caso l’aspetto assume maggiore rilevanza, visto che a 77 anni Biden sarebbe il più anziano presidente mai eletto negli Usa e difficilmente potrebbe puntare a un secondo mandato. C’è dunque da gettare le basi per una futura leader democratica che possa aspirare allo Studio Ovale. La californiana Bass, a detta di molti, sembra il profilo più adatto: una donna di umili origini e che si è fatta da sola, un membro del congresso stimata e rispettata da tutti, colleghi di partito e avversari, e con alle spalle una lunga storia di collaborazione con i repubblicani. Insomma, la moderata che più somiglia a Biden. I punti a favore della senatrice Harris, anche lei californiana, sono invece l’età, l’abitudine alle campagne elettorali, l’esperienza acquisita come ex procuratrice generale della California e in Senato. Anche se molti nel partito non le perdonano di non aver mai chiesto scusa per il durissimo attacco sferrato a Biden durante le primarie. Se poi il vecchio Joe vorrà puntare sui rapporti personali e di amicizia c’è Susan Rice, con cui ha lavorato per anni alla Casa Bianca e con un forte legame con Obama. Non ha grande esperienza di campagne elettorali, ma un background soprattutto di politica estera da far invidia a chiunque. Intanto anche Donald Trump attende di vedere su chi ricadrà la scelta. Ma è consapevole di un fatto: se ufficialmente nelle urne dovrà sfidare il ticket di Biden, il vero uomo da sconfiggere da qui a novembre è Barack Obama. “L’ho già battuto quattro anni fa, quando appoggiò Hillary Clinton, e lo batterò di nuovo”, ha twittato con rabbia Trump in risposta alle bordate che gli sono arrivate dal predecessore. Obama, intervenendo ai funerali di John Lewis, senza mai citarlo aveva descritto il presidente in carica come un pericolo per la democrazia in America, davanti alle telecamere di tutto il mondo. Intollerabile per il tycoon.
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