Tredici nuovi cardinali
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
ANNUNCIO DI IERI DEL PAPA. SARANNO CREATI NEL CONCISTORO DEL 28 NOVEMBRE

di Manuela Tulli
CITTA DEL VATICANO. C’è il primo cardinale afroamericano, il prete di strada che dalle periferie di Roma ora guida la diocesi di Siena, il frate di Assisi che accoglie capi di Stato e autorità di ogni religione per pregare sulla tomba di Francesco. C’è chi ha perso tutti i suoi cari nel conflitto nella guerra civile in Ruanda e chi ha speso parte della vita accanto agli ultimi dell’ostello Caritas alla stazione Termini di Roma. C’è il diplomatico che si è battuto per la messa al bando delle armi nucleari e il cappuccino che ha predicato il Vangelo davanti a tre Papi. C’è chi ha accettato di rimboccarsi le maniche dopo lo scandalo della pedofilia in Cile e il vescovo messicano che ha difeso il Papa dalle accuse di idolatria quando imperversò sul Vaticano l’affaire Pachamama. E’ la fotografia dei tredici cardinali che saranno creati nel Concistoro, annunciato da Papa Francesco per il 28 novembre. “Preghiamo per i nuovi cardinali, affinché, confermando la loro adesione a Cristo, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio”, ha detto Francesco all’Angelus. Nei giorni in cui il Vaticano è nell’occhio del ciclone per gli scandali finanziari e per le parole dello stesso Pontefice sulle coppie omosessuali, Bergoglio, con una mossa a sorpresa, annuncia l’arrivo di nuovi cardinali, anche in vista di un futuro conclave. Dei tredici scelti, nove sono infatti elettori. Due sono già uomini di Curia, uno viene dal cuore dell’America, ma gli altri da quelle ‘periferie’ care al Pontefice argentino e interpreti della sua ‘Chiesa in uscita’. Sei gli italiani, tre elettori e tre no per il superamento del limite di 80 anni di età. Tra le figure che emergono, proprio a pochi giorni dalle elezioni americane, c’è quella di mons. Wilton Daniel Gregory, arcivescovo di Washington, che sarà anche il primo cardinale afroamericano della storia. Nella prestigiosa diocesi dove si trova la Casa Bianca aveva preso il posto del card. Donald Wuerl che si era dimesso in seguito allo scandalo della pedofilia, per presunte coperture di prelati autori di abusi. I tredici nuovi cardinali sono: monsignor Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi; mons. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei santi; mons. Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali, Ruanda; mons. Wilton Daniel Gregory, arcivescovo di Washington, Usa; mons. Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, Filippine; mons. Celestino Aós Braco, arcivescovo di Santiago del Cile; mons. Cornelius Sim, vicario apostolico in Brunei; mons. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena; padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi. Vengono poi uniti ai membri del collegio cardinalizio, anche se non potranno entrare in conclave: mons. FelipeArizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristobal de las Casas, Messico; mons. Silvano Tomasi, Nunzio; padre Raniero Cantalamessa, cappuccino, Predicatore della Casa pontificia; monsignor Enrico Feroci, parroco a Santa Maria del Divino Amore a Roma. Il conclave diviene dunque sempre più internazionale e si conferma per l’Italia la scelta di Francesco sugli ‘uomini’ e non sull’importanza delle diocesi che guidano. Stessa filosofia nella scelta dei cardinali non italiani: più che al loro ‘peso’ il Papa ha guardato alle sofferenze del Ruanda, alle violenze che nel passato hanno macchiato di sangue la regione messicana del Chiapas, alle difficoltà della Chiesa nelle Filippine alle prese con il regime di Rodrigo Duterte, alla fatica di essere una Chiesa piccolissima, come il Brunei dove i cattolici sono poco più di ventimila, quanti ne conta mediamente una parrocchia italiana. Ma da oggi hanno il loro cardinale
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