Trump verso l’assoluzione
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
IMPEACHMENT/I REPUBBLICANI BLOCCANO L’AMMISSIONE DI NUOVI TESTIMONI

WASHINGTON. Con 51 no contro 49 sì il Senato degli Stati Uniti ha bloccato l’ammissione di nuovi testimoni e nuove carte nel processo per impeachment nei confronti di Donald Trump, di fatto spianando la strada per l’assoluzione del presidente. “Una vergogna. Nessun testimone, nessun documento, il Senato si è sottratto alle sue responsabilità. L’assoluzione di Donald Trump così non avrà alcun valore. L’America ricorderà questo sciagurato giorno”, ha commentato a caldo il leader della minoranza democratica in Senato Chuck Schumer. Per Donald Trump, che proprio nel momento in cui si votava si imbarcava sull’Air Force One per recarsi in Florida, nella sua Casa Bianca d’Inverno di Mar-a-Lago, è stato dunque un giorno di festa. In una giornata drammatica, in apertura d’udienza era arrivata la notizia che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al presidente e alla leadership del Grand Old party, gelando le speranze dell’opposizione: la senatrice repubblicana dell’Alaska Lisa Murkowski non avrebbe votato a favore della richiesta dem di convocare nuovi testimoni, a partire dall’ex consigliere per la sicurezza John Bolton. “La Camera ha scelto di inviare articoli d’impeachment che sono frettolosi e carenti. Ho considerato attentamente la necessità di ulteriori testimoni e documenti, per sanare le lacune del processo, ma alla fine ho deciso di votare contro”, ha spiegato. Questo dopo che anche un altro senatore repubblicano incerto, Lamar Alexander, aveva annunciato la stessa scelta, pur con motivazioni diverse: “Non c’è necessità di ulteriori evidenze per provare qualcosa che è già stato provato ma che non arriva al livello di un’illecito da impeachment”. Solo Mitt Romney e Susan Collins hanno votato a favore dell’istanza dei democratici, che così sono arrivati a contare 49 voti sui 51 necessari. Se anche la Murkowski si fosse unita a loro, sul 50-50 i dem avevano preannunciato l’intenzione di chiedere al capo della corte suprema, che presiede il dibattimento, di dare il suo voto decisivo. Ma ben difficilmente John Roberts - nominato da George W. Bush - avrebbe fatto un passo del genere, assumendosi la responsabilità di allungare un processo che praticamente sembra ormai avviato alla sua conclusione. Il no ai testimoni è arrivato nonostante le ultime rivelazioni esplosive del New York Times, basate sul manoscritto del libro di John Bolton: oltre due mesi prima di chiedere al presidente ucraino di indagare i Biden, Donald Trump ordinò al suo consigliere per la sicurezza di aiutarlo nelle sue pressioni su Kiev in una riunione nello studio Ovale cui parteciparono il chief of staff Mick Mulvaney, il suo avvocato personale Rudy Giuliani e l’avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, che guida il team difensivo nel processo d’impeachment. Era l’inizio dello scorso maggio, racconta Bolton, quando Trump gli disse di chiamare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva appena vinto le elezioni, per assicurarsi che avrebbe incontrato Giuliani. L’avvocato personale di Trump stava pianificando un viaggio in Ucraina per discutere le indagini che stavano a cuore al capo della Casa Bianca. Ma Bolton non fece mai quella telefonata e quando realizzò la portata e lo scopo delle pressioni cominciò ad obiettare: una versione confermata dalla testimonianza di una sua ex assistente, Fiona Hill, la quale ha riferito alla Camera un monito dello stesso Bolton: Giuliani è “una bomba a mano che esploderà contro tutti”.
















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