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Trump è messo all’angolo

IMPEACHMENT/UN ALTRO TESTIMONE LO INCHIODA SULLA TELEFONATA CON SONDLAND

di Serena Di Ronza


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NEW YORK. Donald Trump sempre più all’angolo. Al culmine di una settimana nera per il presidente, arriva un’altra deposizione alla Camera che conferma le sue pressioni sull’Ucraina affinché indagasse sui Biden. Per il tycoon si tratta di un nuovo schiaffo, dal quale cerca di difendesi agitando lo spettro della “Depressione” economica nel caso di un suo impeachment. Ad agitare Trump e la Casa Bianca è anche il voto in Louisiana, considerato un test sulla reazione degli elettori all’indagine per la messa in stato di accusa del presidente. Lo Stato del sud è chiamato a scegliere il suo governatore: al ballottaggio ci sono il repubblicano Eddie Rispone e il governatore in carica, il democratico Bel Edwards. Una sconfitta sarebbe pesante per Trump, che negli ultimi dieci giorni ha tenuto due comizi in Louisiana, e per l’intero partito conservatore in vista della corsa alla presidenza del 2020. Una corsa che vede proprio l’indagine sull’impeachment protagonista. L’inchiesta, ora nella sua fase pubblica, sta rivelando nuovi dettagli che complicano la difesa di Trump, già ostacolata e resa in salita dai tweet dello stesso presidente. L’ultima testimonianza a porte chiuse, quella del funzionario dell’ambasciata Usa a Kiev David Holmes, conferma i conte- nuti della telefonata tra Trump e l’ambasciatore Usa presso la Ue Gordon Sondland avvenuta il 26 luglio scorso, due giorni dopo il colloquio tra Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Holmes ha avuto modo di ascoltare la conversazione perché era a cena con Son- dland quando il presidente lo ha chiamato e l’ambasciatore, a causa dell’alto volume di voce di Trump, ha allontanato la cornetta dall’orecchio. “Ho sentito il presidente chiedere” Sondland “se Zelensky avrebbe avviato l’indagine. L’ambasciatore ha detto: lo farà, è un leccaculo che farebbe tutto quello che lei gli chiede”, ha detto Holmes durante la sua deposizione alla Camera. Al termine del colloquio Holmes ha raccontato di aver chiesto a Sondland se fosse vero che al presidente non interessasse dell’Ucraina. La risposta di Sond- land - ha detto ancora Holmes - è stata inequivocabile: “Al presidente interessano le grandi cose da cui può trarre beneficio” come “l’indagine sui Biden” sulla quale stava premendo Rudolph Giuliani, il legale personale di Trump. Le parole di Holmes confermano quanto dichiarato dal suo capo, William Taylor, l’ambasciatore Usa a Kiev, e offrono uno spaccato dettagliato dei rapporti fra i due Paesi. Sondland, il ministro dell’Energia Rick Perry e l’inviato speciale Usa in Ucraina erano i “Tre Amigos” che avevano in mano la politica per l’Ucraina all’interno dell’amministrazione. All’esterno erano coadiuvati da Giuliani, che esercitava su di loro una grande influenza. Proprio i “Tre Amigos” avrebbero detto a Zelensky che un’indagine sui Biden e su Burisma (la società nel cui board sedeva Hunter, figlio dell’ex vicepresidente) era una precondizione per un incontro con Trump alla Casa Bianca. La ricostruzione di Holmes è un’ennesima cattiva notizia per Trump che, al di là del mostrarsi spavaldo e sicuro di sé, inizia veramente a tremare .

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