Trumpismo o ascesa Harris
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
IL DOPO IL VOTO. IL PRESIDENTE PUNTA ALLA DINASTY. CON BIDEN STRADA APERTA PER KAMALA

WASHINGTON. Trumpismo o normalizzazione? Il dopo voto proietta l’America verso due scenari politici completamente diversi. Con una riconferma alla Casa Bianca, Donald Trump guiderebbe un Paese ancora più polarizzato e trasformerebbe la sua famiglia in una dinasty, allungando la lista di quelle più blasonate, dai Kennedy ai Bush e ai Clinton, passando per i Rockefellers e i Roosevelts. Una vittoria di Joe Biden invece aiuterebbe a sanare le divisioni del Paese e spianerebbe la strada alla sua vice Kamala Harris, che potrebbe diventare la prima donna presidente, anche se probabilmente l’ala radicale dem romperà la tregua per contare di più nel partito e nell’amministrazione. Non c’è dubbio che un successo di Trump cementerebbe la presa della sua famiglia nella società americana, definendo l’orizzonte politico e culturale di gran parte di questo decennio. L’unica incognita è chi sarebbe il suo erede nel 2024, sullo sfondo di una “guerra fredda” tra fratelli contrassegnata da vecchi rancori, pettegolezzi e colpi bassi sui giornali. Per ora resta in pole position la figlia prediletta Ivanka, consigliera alla Casa Bianca insieme al marito Jared Kushner, con cui ha costruito una rete di relazioni ai più alti livelli politici e finanziari. Ma sta emergendo sempre di più il primogenito Don Jr, vero agitatore di folle e di social, dove attizza la rabbia populista del padre. I due sono molti diversi: lei posata e socievole, lui impulsivo e sbruffone, ma Ivanka sembra aver abbandonato il ruolo di forza moderata nell’orbita del padre ed ora si definisce una repubblicana orgogliosa e anti abortista “senza rimorsi”. Nel clan comunque tutti hanno il loro ruolo. Un altro dei figli, Eric, guida la Trump Organization mentre sua moglie Lara è una popolare portavoce della campagna prsidenziale. Anche la fidanzata di Don jr, Kimberly Guilfoyle, ha lasciato Fox News per fare campagna e raccolta fondi pro Trump. Quando sono in missione elettorale per conto del presidente , in fondo lo sono anche per perpetuare il proprio potere e quello della famiglia. Se Trump dovesse perdere invece c’è chi pensa che potrebbe continuare a guidare i repubblicani all’opposizione, fondare un proprio partito o esercitare la sua influenza creando un impero mediatico. Ma il presidente, secondo il New York Times, ha già confessato ai suoi più stretti collaboratori il timore di essere travolto dalle inchieste. Senza contare il danno devastante ad un brand aziendale costruito su un’immagine di successo e alla lista di creditori che lo aspetta. Da capire poi la reazione del Grand Old Party, un partito cui Trump ha cambiato totalmente il dna e che potrebbe tentare di tornare alle posizioni tradizionali ma con l’incognita che The Donald conservi la sua base. In caso di trionfo, il 78/enne Biden potrebbe invece lasciare il testimone alla Harris già nel 2024, limitandosi in questo mandato a fare da “ponte generazionale” nel partito, come aveva promesso, e cercando di sanare le divisioni nel Paese. Ma dovrà fare i conti con l’ala progressista dem, già pronta a spingere per alcuni posti chiave nel governo, come la senatrice Elizabeth Warren al tesoro, e a chiedere il rinnovo della leadership mentre l’80/enne Nancy Pelosi intende ricandidarsi speaker della Camera. Se invece il vecchio ‘Joe’ perdesse, i liberal potrebbero andare all’assalto e metterlo sotto accusa per non aver abbracciato una piattaforma più progressista.
Comments