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Tutti contro Bloomberg

LAS VEGAS/SFIDA CON L’EX SINDACO DI NEW YORK PER LA PRIMA VOLTA SUL PALCO


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di Ugo Caltagirone

WASHINGTON. Tutti contro Michael Bloomberg. Non poteva che essere così la sfida nella notte di Las Vegas, con l’ex sindaco di New York per la prima volta sul palco dei candidati democratici alla presidenza. Un fuoco di fila che mette a dura prova il magnate dei media, attaccato dai suoi rivali di partito - il favorito Bernie Sanders in testa - che lo criticano per voler “comprare la nomination” a suon di milioni di dollari, quelli prelevati dalla sua sconfinata ricchezza personale. Ironia della sorte, quella di Sanders & company è più o meno l’accusa che gli muove anche Donald Trump: “Mini Mike viola le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali in maniera scellerata, distribuendo mazzette ovunque”, twitta il tycoon ironizzando ancora una volta sull’altezza di Bloomberg.Il presidente americano è anche lui in Nevada, dove sabato si svolgeranno le primarie nella forma degli oramai famigerati caucus, quelli che hanno fatto fare ai democratici dell’Iowa una figuraccia mondiale. Trump si gode lo spettacolo dall’alto del suo Trump International Hotel, con vista mozzafiato sull’iconica Strip della Città delle Luci. Tre notti a Las Vegas per cercare di rubare la scena agli avversari e sfidarli con un bagno di folla venerdì sera. Ma anche per cercare di portare dalla sua parte uno Stato dove preponderante è il peso dell’elettorato ispanico, e che nelle presidenziali del 2016 votò in maggioranza per Hillary Clinton.Per i democratici la serata di Las Vegas - a completare il palco Joe Biden, Pete Buttigieg, Elizabeth Warren ed Amy Klobuchar - è un primo passaggio decisivo della campagna elettorale. L’ora per cominciare a capire quanto effettivamente pesa il fattore Bloomberg, in attesa del battesimo di fuoco il prossimo 3 marzo, nelle urne del Super Tuesday, quando il tre volte sindaco della Grande Mela si confronterà per la prima volta con la scelta degli elettori democratici in ben 14 Stati Usa. In ascesa vertiginosa nei sondaggi (soprattutto a scapito di Biden) e deciso a impedire una cavalcata senza ostacoli del ‘socialista’ Sanders verso la convention di Milwaukee di metà luglio, Bloomberg prova a respingere l’immagine del Paperone disposto a tutto pur di prevalere nella corsa verso l’Election Day, e di distinguersi da un Trump su cui da sempre aleggia lo spettro del conflitto di interessi. Di qui anche l’annuncio delle ultime ore dell’ex sindaco, pronto a vendere il suo impero dei media se dovesse conquistare la Casa Bianca. Finora l’ipotesi circolata era stata quella della creazione di un blind trust. E poi il lancio della sua proposta per mettere le redini a Wall Street.Intanto la purga avviata a tutti i livelli da Trump una volta chiuso il capitolo impeachment si estende al Pentagono, dove lascia, costretto alle dimissioni, il sottosegretario alla Difesa John Rood. E’ colui che scrisse al Congresso che potevano essere erogati gli aiuti all’Ucraina, perché sul fronte della lotta alla corruzione aveva fatto i suoi compiti. Ma la vera suspense è attorno al Dipartimento della giustizia, con voci sempre più insistenti che parlano di possibili dimissioni del ministro William

Barr.

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