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Tutti contro Russia e Cina

G7/LIBERTÀ E DEMOCRAZIA AL CENTRO DEL VERTICE DEI MINISTRI DEGLI ESTERI



LIVERPOOL. Il G7 è chiamato alla sfida contro gli “aggressori della libertà e della democrazia”: la Russia, che minaccia la sovranità dell’Ucraina e la Cina, che viola i diritti umani e adotta politiche economiche aggressive per soggiogare il sud del mondo. Sono queste due superpotenze i convitati di pietra della ministeriale Esteri dei Grandi della Terra, riunita per due giorni a Liverpool sotto la presidenza britannica. Un faccia a faccia tra i capi delle diplomazie per rafforzare la strategia occidentale di contrasto alle ambizioni di Mosca e Pechino sulla scena internazionale. L’appello a fare fronte comune contro “gli aggressori che cercano di limitare il campo della libertà e della democrazia” è stato lanciato in avvio dei lavori dalla padrona di casa, la ministra britannica Liz Truss. Che ha invitato i partner a riflettere su come rafforzare “l’architettura della sicurezza” delle democrazie, rispetto ai “regimi autoritari”. Nelle ultime settimane l’attenzione dell’Occidente si è rivolta soprattutto alla Russia, accusata di preparare una possibile invasione dell’Ucraina, nonostante le smentite del Cremlino. Un tema al centro anche dei bilaterali a margine del G7, nei quali il segretario di Stato americano Antony Blinken ha convenuto con i colleghi sulla “necessità di una risposta ferma se Mosca intensificasse l’escalation”. Un monito arrivato pochi giorni dopo il faccia a faccia virtuale tra Joe Biden e Vladimir Putin, in cui il presidente americano ha evocato l’adozione di “sanzioni forti, anche economiche”, in caso di attacco in Ucraina. Anche se Washington, in questa fase, vuole insistere nel dialogo con Mosca e lunedì invierà il suo emissario per l’Europa, Karen Donfried, in Russia e Ucraina per tentare di ottenere “progressi diplomatici nel conflitto in Donbass”. In cima alle preoccupazioni del G7 c’è anche la Cina, sull’onda della crescente assertività del Dragone nello scacchiere internazionale, aggravata dalle accuse di violazione dei diritti umani, a partire da quella musulmana degli uiguri. Al G7 dei leader a giugno Biden ha sollecitato un’azione comune più forte contro Pechino, che si è tradotta con il boicottaggio politico delle Olimpiadi invernali da parte di Washington, Londra e Canberra. A Liverpool, la ministra britannica Truss ha affermato che l’Occidente deve lavorare per porre fine alla “dipendenza strategica” dalla Cina di un numero crescente di paesi a basso e medio reddito, in vari settori dall’energia alla tecnologia. E Londra ha chiesto ai partner di fornire a quei Paesi più finanziamenti infrastrutturali e tecnologici, per offrire “un’alternativa al debito insostenibile delle economie non di mercato”, come appunto la Cina. Il G7 è chiamato a riflettere su tanti scenari di instabilità, oltre a Russia e Cina: Afghanistan, il nucleare iraniano, la Corea del Nord, le ‘bombe’ migratorie da Mediterraneo e Bielorussia. Crisi globali che, ha sottolineato Luigi Di Maio, potranno essere vinte solo attraverso il multilateralismo, su cui l’Italia “continuerà ad investire tutte le forze”. Il titolare della Farnesina ha ribadito questo concetto anche durante i suoi bilaterali. Come quello con Blinken, nel quale Di Maio ha invitato il collega a Roma e lo ha ringraziato per il “prezioso aiuto” degli Stati Uniti nella partita che ha portato alla scarcerazione di Patrick Zaki. Per Di Maio anche un faccia a faccia importante in chiave europea, il primo con la neoministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. I due hanno confermato la strada intrapresa da Italia e Germania in vista di un “nuovo piano d’azione per una cooperazione rafforzata” tra Roma e Berlino, che verrà negoziato nei prossimi mesi, in vista di un summit bilaterale. Un momento chiave, dopo la firma del Trattato del Quirinale con la Francia, per legarsi in modo strutturale ad altro Paese pilastro dell’Ue. .

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