top of page

Ucraina: amb. Massari, non possiamo rischiare una Budapest 2.0

'Sarà conflitto lungo ma evitare logica vincitori o vinti'



WASHINGTON, 20 APR - "Non possiamo ripetere Budapest, rischiare una Budapest 2.0" ma nel conflitto ucraino "non si dovra' pensare a vincitori o vinti" e bisognera' evitare "ad ogni costo che la sfida attuale avanzata da Mosca con l'aiuto di Pechino venga percepita come una sfida 'the West against the rest', l'Occidente contro il resto del mondo": Sono alcuni passaggi dell'intervento dell'ambasciatore italiano all' Onu Maurizio Massari in un incontro con il Gruppo Esponenti Italiani a New York (GEI), dove ha discusso dell'aggressione russa in Ucraina, soffermandosi sulle prospettive di pace e sul contesto strategico e storico che ha portato alla decisione di Vladimir Putin. "Prevedo un conflitto lungo. Non ci sarà una scadenza a breve e l'esito di questo conflitto non riguarderà solo l'Europa, e la sicurezza sul continente, ma l'ordine multilaterale e l'ordine mondiale. È importante dare continuità al G-20 ad esempio e proseguire l'azione inclusiva per proseguire l'agenda ONU 2030 con i suoi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile", ha detto Massari nell'incontro, moderato dal presidente del GEI Mario Platero. "Si tratta di un conflitto che ha radici lontane e riprende la vecchia aspettativa della Russia di essere accettata come grande potenza dopo la fine della Guerra Fredda, con uno status paritario agli Stati Uniti e all'Occidente. In generale - ha continuato l'Ambasciatore - l'Occidente non poteva accogliere questa richiesta negli anni Novanta, sia per la necessità di colmare un vuoto di sicurezza creatosi in Europa che per i segnali contrastanti e non rassicuranti che arrivavano da Mosca, come nel 1992, quando la Duma, durante la presidenza di Boris Eltsin, rinnegò il dono della Crimea che la Russia di Krushiov aveva fatto all'Ucraina". Condannando fermamente l'invasione della Russia in Ucraina, l'Ambasciatore ha avvertito che "non si dovra' pensare a vincitori o vinti in questo conflitto. Non si possono escludere esiti ibridi, con la Russia che cercherà in ogni caso di rivendicare una vittoria sull'Ucraina magari dopo aver consolidato il controllo su alcuni territori del Donbass, la regione più ricca di risorse naturali e industriali del paese, cosa che sarebbe comunque inaccettabile. L'Ucraina, invece, potra' far pesare la sua resilienza, la difesa della propria indipendenza, e il suo percorso verso l'accettazione da parte dell'Unione Europea per diventarne un nuovo membro." Con un fattore importante: "l' Ucraina ne uscirà fortemente provata e impoverita, dovrà essere ricostruita e sarà importante la solidarietà della comunità' dei donatori". Ci sarà anche il delicato tema, ancora da approfondire , delle assicurazioni o garanzie di sicurezza: "non possiamo pero' ripetere Budapest, rischiare una Budapest 2.0", ha avvisato il diplomatico. Nel nuovo contesto di schieramenti territoriali e di alleanze, Massari ha auspicato "che la Svezia e la Finlandia possano essere ammesse in tempi relativamente brevi nell'Alleanza Atlantica se e quando lo chiederanno e quando saranno intervenute le ratifiche ", e ha tracciato un percorso storico vissuto dal punto di vista russo che ha portato al tragico attacco della Russia contro Kiev. Rispondendo a chi invece ha criticato la mancanza di efficacia delle Nazioni Unite nel corso di questo conflitto, l'ambasciatore ha sottolineato che "se non ci fosse stata l'Onu, non ci sarebbe stata la Carta delle Nazioni Unite, a cui l'Ucraina si è appellata per denunciare i soprusi e i crimini compiuti contro la popolazione civile. La Carta e l'Assemblea Generale hanno giocato un ruolo importante nell' isolare la Russia portando in un solo mese a tre risoluzioni dell'Assemblea Generale, fondamentali per mettere Mosca davanti alle sue responsabilità". Affrontando la questione del ruolo cinese nella crisi, Massari ha sottolineato il 'trilemma' strategico della Cina costretta tra la difesa della Russia con cui condivide una certa visione del mondo; la difesa dei principi della Carta che risponde agli interessi di Pechino ma che la Russia sta violando e l'interesse di Pechino a non rovinare i suoi legami soprattutto economici con l'Occidente. La Russia, malgrado la condanna dell'Assemblea Generale, e' comunque meno isolata economicamente di quanto spossa apparire. I 40 paesi che applicano le sanzioni rappresentano il 60% del PIL globale. Mosca ha quindi un margine di manovra con il resto del mondo che rappresenta il 40% del PIL globale.

Comments


bottom of page