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Ucraina: Parolin, 'Santa Sede pronta a favorire dialogo'

'Bisogna evitare ogni escalation. Fermare la guerra e trattare'



ROMA, 28 FEB - Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, parla in interviste con La Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa e Il Messaggero, del conflitto in Ucraina, sottolineando che "bisogna evitare ogni escalation, fermare la guerra e trattare. Anche l'eventuale ritorno a una nuova guerra fredda con due blocchi contrapposti è uno scenario inquietante". Un allargamento del conflitto in Europa "sarebbe una catastrofe di proporzioni gigantesche, anche se, purtroppo, non è un'eventualità da escludere del tutto", aggiunge. Nonostante "sia avvenuto quanto temevamo e speravamo non accadesse, sono convinto che ci sia ancora e sempre spazio per il negoziato", sottolinea. La Santa Sede, "che in questi anni ha seguito costantemente, discretamente e con grande attenzione le vicende dell' Ucraina, offrendo la sua disponibilità a facilitare il dialogo con la Russia, è sempre pronta ad aiutare le parti a riprendere tale via. Rinnovo l'invito pressante che il Santo Padre ha fatto durante la sua visita all'Ambasciata russa presso la Santa Sede, a fermare i combattimenti e tornare al negoziato". Inoltre "vediamo oggi segni incoraggianti negli appelli dei capi delle Chiese ortodosse, che manifestano disponibilità a lasciare da parte il ricordo delle ferite reciproche e a lavorare insieme per la pace". Ognuno "è consapevole che la religione svolge un ruolo fondamentale per evitare che la situazione precipiti". Occorre "innanzitutto interrompere subito l'attacco militare, delle cui tragiche conseguenze siamo già tutti testimoni". Gli sviluppi degli ultimi anni "e, in particolare, degli ultimi mesi "non hanno fatto altro che alimentare la sordità reciproca portando al conflitto aperto. Le aspirazioni di ogni Paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio e, soprattutto - conclude Parolin - tenendo conto delle scelte dei cittadini stessi e nel rispetto del diritto internazionale. E la storia non manca di offrire esempi che confermano che ciò è possibile".

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