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Ucraina: parroco Leopoli, profughi esausti e terrorizzati



ROMA, 03 MAR - "Leopoli è ancora una città meno pericolosa delle altre. Stanno suonando gli allarmi antiaerei, ma grazie a Dio non ci sono stati bombardamenti. Stiamo accogliendo i profughi diretti al confine", riferisce alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) don Grzegorz Draus, della parrocchia di San Giovanni Paolo II. "I primi profughi sono arrivati il secondo giorno di guerra, venerdì. Sessanta persone, tra cui 35 bambini, sono seguite dal venerdì alla domenica", prosegue don Grzegorz. Le persone provengono da Kiev, Zhytomyr, Zaporizhzhia, Mykolaiv, Kamianske, e da molti altri luoghi. "Quando arrivano, sono esausti e terrorizzati. Il viaggio attraverso l'Ucraina richiede molto tempo ora. Le strade sono congestionate e ci sono molti posti di blocco. Una famiglia di 8 persone arrivata ieri dalla regione di Mykolaiv [a circa 800 km di distanza] era in viaggio da tre giorni". La maggior parte di loro prosegue verso il confine, alcuni di loro verso la Transcarpazia. "Sanno che aspetteranno alla frontiera per altri due giorni", spiega don Grzegorz. "Il viaggio è arduo perché lungo le strade sono stati allestiti 'punti di controllo' per controllare conducenti e passeggeri. Stanno cercando di proteggere la città dai sabotatori", aggiunge il sacerdote. La parrocchia sta aiutando a organizzare altri alloggi per le persone che fuggono dalla guerra. "Abbiamo donato coperte e materassi a una comunità parrocchiale che sta organizzando aiuti nella sua città al valico di frontiera Shehyni/Medyka per coloro che viaggiano a piedi e aspettano nella coda di 37 km al confine", prosegue. Anche in questa drammatica situazione, don Grzegorz ha sperimentato segni di unità nella fede. "Battisti e pentecostali di Kiev, Zhytomyr e Zaporizhzhia hanno pernottato nella casa parrocchiale da sabato sera a domenica sera. Tutti hanno partecipato alla santa Messa e hanno condiviso con noi le loro esperienze", riferisce. "Da quello che ho visto, la guerra non indebolisce la fede, anzi".

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