Umbria, cosa di ’ndrangheta
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
DUE OPERAZIONI CONTRO LE COSCHE DI SIDERNO, CUTRO E VIBO: 23 ARRESTI NEL GOTHA DELLA MALA

CATANZARO. Le mani della 'ndrangheta sull'Umbria. È lo scenario che emerge dagli esiti di due distinte operazioni, "Infectio" e "Core Business", coordinate rispettivamente dalla Dda di Catanzaro e Reggio Calabria e condotte dallo Sco della Polizia di Stato e dalle Squadre mobili delle due città calabresi e di Perugia. Sono state eseguite 23 misure cautelari, di cui 20 in carcere e tre ai domiciliari. Coinvolti elementi di vertice e referenti locali delle cosche Trapasso e Mannolo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno con innesto anche di un esponente della cosca dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), espressione del "gotha" della 'ndrangheta calabrese. Sequestrati agli appartenenti alle cosche beni per dieci milioni di euro e società in Umbria, Lazio e Lombardia da utilizzare tramite il sistema delle "scatole cinesi". Le accuse per gli indagati, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata a reati di natura contabile o economico-finanziaria e frodi in danno del sistema bancario. Due le inchieste che hanno impegnato per mesi i magistrati delle due Dda calabresi. Quella di Catanzaro, sotto la guida di Nicola Gratteri, condotta dai sostituti Antonio De Bernardo, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, ha messo a nudo gli interessi della proiezione umbra delle cosche crotonesi Trapasso e Mannolo nell'ambito del traffico di droga con la complicità di soggetti albanesi. Oltre alle attività estorsive e all'ingerenza nel settore dell'edilizia, i rappresentanti del gruppo criminale avevano infiltrato anche settori delle amministrazioni locali. Contestata anche la detenzione illegale di armi e l'inquinamento del tessuto economico attraverso società intestate a prestanome o soggetti inesistenti in grado di produrre fatture per operazione inesistenti a favore di imprenditori compiacenti. In tal modo, venivano attuate truffe ai danni di banche e operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio di denaro provento di attività criminali. L'altra inchiesta, denominata "Core Business", condotta dalla Dda reggina diretta da Giovanni Bombardieri, ha visto impegnati l'aggiunto Giuseppe Lombardo e i sostituti Simona Ferraiuolo e Giovanni Calamita, con l'arresto di quattro esponenti di vertice della cosca di 'ndrangheta Commisso di Siderno. Spicca tra questi il nome di Cosimo Commisso, storico boss scarcerato a gennaio 2019. Commisso, dopo un lungo periodo di detenzione, nel 2015, si stabilì nel perugino. Le due 'ndrine calabresi, hanno spiegato i procuratori Gratteri e Bombardieri, hanno acquistato diversi immobili in Umbria per riciclare il denaro sporco. Per Francesco Messina, direttore del Servizio centrale anticrimine, quello che emerge dalle inchieste è "uno spaccato allarmante dell'Umbria".
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